La
città e le pietre
Una città è formata
da tante pietre che sapientemente accostate costruiscono gli
edifici, le piazze e le strade. In questo paesaggio di pietre
vivono uomini, donne, giovani e bambini con le loro passioni,
gioie e sofferenze. Una curiosa simbiosi tra l’esempio
più alto della vita e l’inanimato per eccellenza
crea la città. Così è anche Brescia, dove
il medolo o il botticino abbondano e dove ora giungono le Pietre
d’inciampo.
In un tempo non troppo lontano a Brescia e in tante altre città italiane
ed europee improvvisamente e violentemente si crearono dolori
e vuoti: uomini catturarono, torturarono e deportarono altri
uomini solo perché, accecati dall’idolatria della
razza superiore, li vedevano diversi, e infine li uccisero. Oltre
il dolore dei parenti e degli amici restarono molti vuoti nella
città, perché la violenza perpetrata su alcuni
suoi cittadini è una ferita al suo intero tessuto sociale.
Ora per lenire quella ferita e per ricordare ci affidiamo alle
Pietre d’inciampo piccoli sampietrini, deposti nel selciato
del marciapiede davanti al portone della casa di chi è stato
arrestato, deportato e ucciso dalla violenza della dittatura
nazifascista.
Gunter Demnig ha sentito un giorno la necessità di posare
queste piccole pietre dopo avervi inciso il nome e i dati salienti
della vita di chi ha subito questa violenza. Iniziò nell’anno
2000 perché si metteva in dubbio che ci fu la deportazione
e il genocidio dei Rom e dei Sinti, prova generale della Shoah
e dell’annientamento dei malati di mente, dei disabili
e degli oppositori politici. Gunter Demnig ormai passa la sua
vita a deporre Pietre d’inciampo in giro per l’Europa
perché la sua idea è semplice, ma efficace e come
una vera opera d’arte parla alla mente e al cuore di chi
si ferma a osservare e leggere. La Pietra d’inciampo riporta
a casa persone che tra mille sofferenze morirono lontano, private
della loro identità, ridotte a numeri, che spesso non
ebbero neppure una tomba. E se pensiamo che proprio le tombe
e il rispetto dei morti contraddistinguono l’uomo dalla
belva ci rendiamo conto una volta di più della disumanità di
chi uccideva e bruciava i cadaveri nei forni crematori.
Anche da quelle sofferenze è nata la nostra libertà,
la nostra democrazia, la nostra Repubblica, la nostra Unione
Europea. In un momento di crisi che non è solo economica,
ma anche di valori è doveroso riflettere sul nostro passato
e sulla vita di chi morì sotto la dittatura, per attingere
nuove forze e ricostruire un nuovo patto sociale.
Il progetto di Demnig ha respiro europeo, perché la sofferenza
causata dal nazismo travolse l’ intero continente. Noi
oggi gioiamo del Premio Nobel per la Pace attribuito all’Unione
Europea e siamo lieti che anche il Presidente della Repubblica
Federale di Germania abbia risposto alla nostra sollecitazione
con un messaggio di apprezzamento e di sostegno al nostro progetto.
Il progetto Pietre d’inciampo ha però liberato energie
positive: giovani studenti si sono impegnati a ricostruire la
vita dei nostri concittadini vittime dei Lager e offrono le loro
biografie a tutti noi, perché il vuoto lasciato da quelle
morti non è solo un fatto privato dei familiari e degli
amici, ma riguarda l’intera comunità. Un segno di
speranza per il nostro futuro lo leggo anche nel fatto che proprio
davanti alle case di due vittime sorgano due scuole elementari
dove bambini delle più diverse origini e religioni studiano,
giocano e crescono insieme.
Altre energie positive si libereranno quando ognuno di noi davanti
ad una Pietra d’inciampo arresterà il suo correre
e si interrogherà ponendosi non la domanda “dov’era
Dio ad Auschwitz?” bensì “dov’era l’uomo
ad Auschwitz?” allora queste piccole pietre offriranno
il loro contributo a costruire una città più giusta,
attenta a promuovere la dignità umana nel rispetto delle
diversità. In questo senso l’augurio è che
a questa prima posa di Pietre d’inciampo ne possano seguire
altre per ricordare possibilmente tutte le vittime bresciane
dei Lager.
Infine un sentito ringraziamento va al Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano per averci concesso il suo Alto Patronato,
al Sindaco di Brescia Adriano Paroli e al Sindaco di Collebeato
Antonio Trebeschi per aver sostenuto il progetto e permesso la
sua realizzazione e a quei giovani studenti che con i loro insegnanti
si sono appassionati e hanno ricercato documenti e testimonianze
per scrivere i profili biografici raccolti in questo opuscolo.
Alberto Franchi
Presidente Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura
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Intervento
di Alberto Franchi
Presidente Cooperativa
Cattolico-democratica di Cultura
Intervento del Sindaco
di Brescia Adriano Paroli
Ricordo di Mario Ballerio
Ricordo di Roberto Carrara
Ricordo di Domenico Pertica
Ricordo di Angelo Cottinelli
Ricordo di Guido e Alberto Dalla Volta
Ricordo di Emilio Falconi
Ricordo di Severino Fratus
Ricordo di Andrea Trebeschi
Intervento di Bernhard Hauer, Console
Generale Aggiunto del Consolato di Germania a Milano, su Andrea Trebeschi
Brochure della Cooperativa Cattolico-Democratica di Cultura
"Brescia ricorda le vittime dei lager"
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