testo
Pozzi
Mario nacque il 6 giugno 1921 a Sarezzo, da Pozzi Pietro.
Mario, che fin da giovane non voleva sposare l’ideologia fascista, si era rifugiato in montagna
con lo zio Rodolfo ed il padre Pietro assieme ad altri
partigiani.
In seguito ad un forte dolore alla gamba riscontrato
da Rodolfo, dovettero però scendere dalla montagna
in cerca di soccorso e così i fascisti, venendolo
a sapere attraverso dei delatori, avvertirono subito il
comando tedesco.
Dopo poco tempo, esattamente il 7/11/1944,
anche attraverso il ricatto per aver prelevato dalla scuola
materna la figlia di Rodolfo, Renata, vennero prelevati
con una retata dalle loro abitazioni, pestati a sangue
e condotti al campo di concentramento di Bolzano, che serviva
da smistamento per le varie destinazioni finali dei deportati.
Qui furono subito rinchiusi nel blocco “E”,
perché segnalati come “pericolosi”,
praticamente in assoluto isolamento, senza alcuna possibilità di
comunicare con gli altri detenuti.
In questo Campo c’erano
purtroppo anche due famigerati Nazisti di origine ucraina,
chiamati Otto e Miscia, che negli anni seguenti verranno
riconosciuti colpevoli dei crimini di guerra più efferati.
Era infatti loro abitudine picchiare i detenuti selvaggiamente
e senza alcun motivo … se non magari quello di aver
preso delle bucce di patate dalle pattumiere dei tedeschi
per potersi sfamare!
Dopo circa un mese di prigionia, il
giorno 14/12/1944 vennero caricati su un treno per il trasporto
del bestiame, senza cibo e tutti ammassati uno contro l’altro,
senza alcuna possibilità di movimento.
Destinazione
del viaggio era Mauthausen, in Austria, dove arrivarono
stremati, dopo un viaggio di 5 giorni in quelle condizioni,
il 19/12/1944. Arrivati in Austria, Mario verrà poi
mandato nel sottocampo Melk dove, appena arrivato, assistette
alla tremenda fine del primo della fila, sbranato dai cani
delle SS.
Durante la prigionia, così come i compagni,
Mario indossava un fazzoletto di stoffa triangolare di
colore rosso, che riportava scritta la sua nazionalità ed
il codice che lo rappresentava. Mario aveva il n.114072
ed a seguire il padre Pietro con il n.114073 e lo zio Rodolfo
il n.114074, poiché vennero proprio matricolati
uno dopo l’altro, rimanendo uniti fino alla fine.
La nipote Agnese ci ha raccontato che ogni deportato doveva
assolutamente ricordare il proprio numero di codice in
lingua tedesca, per ripeterlo ogni volta che era chiamato
all’appello, pena il rischio di subire torture da
parte dei nazisti di guardia del Campo di concentramento.
Mario morirà qui e poi cremato il 24 marzo 1945
alle ore 11,30. Secondo i registri della Croce Rossa austriaca
risulterebbe infatti morto per debolezza cardiaca e polmonite
acuta.
I pochi documenti rimasti che attestano la sofferta
ma gloriosa vita di Pozzi Mario sono:
- 1° conferimento
Croce al Merito di Guerra del Comando del Distretto Militare
di Brescia – Esercito Italiano;
- 2° conferimento
Croce al Merito di Guerra del Comando del Distretto Militare
di Brescia – Esercito Italiano;
-
3° conferimento
Croce al Merito di Guerra del Comando del Distretto Militare
di Brescia – Esercito Italiano;
- Documento della
Croce Rossa Internazionale Austriaca di Bad Arolsen.
A
cura degli studenti delle classi 3°C e 3°D della
Scuola secondaria di primo grado “G. La Pira” di
Sarezzo.
|
|
|
|
Intervento dell'Assessore
alla Cultura e Pubblica Istruzione
Valentina Pedrali
Intervento
di Alberto Franchi
Presidente
Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura
Ricordo di Spartaco Belleri
Ricordo di Rodolfo Luigi Pozzi
Ricordo di Pietro Vittorio Pozzi
Ricordo di Mario Pozzi
Ricordo
di Antonio Pedergnaga
Ricordo di Giovani Colosio
Brochure
a cura del Comune di Sarezzo:
"Sarezzo ricorda le vittime dei lager"
|