2010 Liceo artistico statale Giorgio De Chirico (IX Municipio) - Roma
   
Liceo Ginnasio
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Scuola Elementare
Ada Negri
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Liceo Artistico
Giorgio De Chirico
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Istituto di Stato per la
Cinematografia e la Televisione Roberto Rossellini
Roma

 
Scuola primaria di Villa Pitignano,
8° Circolo Didattico
Perugia
 
 
 
 
 
 
 

In memoria di Eugenio Paladini

Giovedì 28 Gennaio 2010: posa della “pietra d’inciampo”.

Via Taranto 178, da oggi monito per noi e per le future generazioni. In ricordo di una grande figura di uomo e di militare, quella del colonnello Eugenio Paladini, vittima della guerra sempre disumana e del suo senso dell’onore e della dignità di uomo. Dopo l’8 settembre in Albania dove si trovava con il suo reggimento fu fatto prigioniero dai tedeschi e segui il destino di migliaia di altri nostri soldati trascinati nei Lager di Germania e di Polonia e trasformati i forza lavoro per il Reich.
In prigionia a Meppen nell’ottobre 1943 Paladini trovò la morte, morte volontaria e sulle circostanze che lo spinsero a questo gesto abbiamo cercato di far luce. Un comune sampietrino basilare e modesto in forma e dimensioni, che però si assume un compito di enorme importanza: farci pensare e ricordare. Una piccola installazione dall’enorme scopo: farci “inciampare” col pensiero. Scopo che l’artista ha centrato in pieno.


Grazie a questo “Stolpersteine” – i familiari sampietrini a cui Roma tra l’altro è particolarmente legata – si apre una finestra su una pagina di storia su cui si è posata tanta polvere e che pochi conoscono. Infatti anche se prigionieri questi nostri connazionali hanno dato il loro contributo alla lotta di liberazione, preferendo la durezza del Lager all’offerta di andare a combattere, nuovamente liberi, per Mussolini e la repubblica di Salò. Oggi che viviamo in democrazia, molto spesso ci dimentichiamo di come siamo arrivati a ottenere la nostra libertà, i nostri diritti e il nostro modo di vivere, e a chi dobbiamo tutto questo. Nel nostro piccolo, non possiamo far altro che prenderne atto e impegnarci con tutte le nostre forze a impedire in un futuro, che forse non è né lontano né così improbabile come si crede, che tutto ciò possa riaccadere.

Stimolati a ricercare notizie sul nostro personaggio, abbiamo a più riprese frequentato il Museo Storico della liberazione e l’annessa biblioteca, avendo la fortuna di incontrarci con la prof.ssa Anna Maria Casavola, conoscente della famiglia Paladini e autrice di un libro sulle deportazioni dei militari italiani “7 ottobre 1943”
Purtroppo la bibliografia reperita offre pochissime informazioni in merito al colonnello; tuttavia siamo riusciti a venire a contatto con due realtà in molti casi non adeguatamente conosciute: la condizione degli Internati Militari Italiani (I.M.I.) in Germania e le vicende, durante la Resistenza romana, di Arrigo Paladini, figlio di Eugenio, anch’ egli militare, che poi nella vita civile dopo la guerra, diverrà professore e infine direttore del Museo Storico della Liberazione.

Eugenio e Arrigo Paladini: padre e figlio uniti dallo stesso ideale e divisi dalle atrocità della guerra.

Eugenio Paladini era un colonnello di artiglieria, monarchico, padre di famiglia e fedele ai propri ideali, catturato e condotto dai tedeschi in Germania, nel campo di Meppen in Westfalia, un giorno venne profondamente umiliato da un soldato tedesco: non resse al colpo, e reputando non sopportabile una tale umiliazione, si tolse la vita, lasciando moglie e figli nel dubbio su quale fine gli fosse toccata.
Arrigo Paladini seguì la carriera del padre e divenne sottotenente; come tanti giovani si era lasciato affascinare dalle idee del fascismo ed era partito volontario per la campagna di Russia. Il suo diario, scritto durante la permanenza in Russia è una preziosa testimonianza. Ne abbiamo letto un frammento riportato nel libro “7ottobre 1943” Egli dice che proprio lì in Russia cominciò la sua critica al fascismo, quando vide i crimini di cui si macchiavano gli alleati nazisti nei confronti degli ebrei e della popolazione civile. Dopo l’8 settembre passò subito nelle file dell’esercito del Sud e quindi nella Resistenza romana. Nel maggio 1944, su delazione, venne arrestato dai tedeschi e rinchiuso, nel carcere di via Tasso, nella cella numero 2 dove soffrì immani sofferenze, come tutti i prigionieriper motivi politici. Durante la detenzione subì diversi interrogatori accompagnati da torture, anche morali, le più insidiose. In particolare ci è stato riferito l'episodio in cui Kappler gli disse: “Se non parli fucileremo tuo padre”. Il sottotenente Arrigo Paladini chiese: “Dunque mio padre è vivo?” I tedeschi gli risposero: “ E' vivo; e noi lo fucileremo se non parli.” Un senso di sollievo pervase il sottotenente nell'apprendere che il padre era vivo, e insieme d'angoscia, perché si rese conto che non poteva tradire gli amici della Resistenza e che doveva continuare a tacere. Arrigo, durante la prigionia a via Tasso, soffrì molto per la propria situazione e per quella italiana.


In cella incise diversi graffiti sulle pareti; ancora oggi possiamo leggere: “Quando la patria esige che tu sia forte, ricordati che non esserlo è tradimento. Sottotenente Arrigo Paladini condannato a morte per aver servito l'Italia”. Molto intimo è anche una sorta di testamento che scrisse pensando che fosse arrivata la sua fine, in queste righe ci dice che è fiero della vita da soldato compiuta, non ha rimpianti, chiede perdono ai suoi cari per aver recato loro molto dolore, chiede alla fidanzata di far vivere sempre la sua idea, quella cioè di lottare quando l’ora lo richiede per la salvezza della Patria. In contrapposizione a questa richiesta di perdono c'è un ringraziamento a Dio per la fermezza con la quale stava affrontando la sua sorte.
Liberato dagli Alleati al loro arrivo a Roma, il 4 giugno1944, Arrigo Paladini continuerà negli anni a ritenersi responsabile della morte del padre fino a quando un cappellano, che aveva conosciuto il padre in campo di concentramento, non gli consegnò il testamento di Eugenio e l’ultima lettera alla famiglia e gli disse come le cose erano andate veramente: il colonnello era stato gravemente offeso e umiliato da un soldato tedesco, a tal punto da pensare di non poter più vivere. Quindi aveva ingerito una dose di veleno ed era morto.


Arrigo penetrò fino in fondo il dramma vissuto dal padre e tale verità, se da una parte alleggeriva il suo animo da una responsabilità diretta nella sua morte, dall'altra aggiungeva al dolore per la fine immatura di un essere a lui molto caro ( aveva appena 50 anni) l'amarezza per non aver potuto in qualche modo alleviare le sue pene e allontanarlo da quel gesto estremo.
La moglie del colonnello fu molto scossa dal suicidio del marito. Inoltre per i pregiudizi esistenti all’epoca sui suicidi e per la condanna che su di essi esprime la Chiesa cattolica, per anni nella famiglia fu nascosta la verità sulla morte di Eugenio, preferendo raccontare che il colonnello era stato una delle tante vittime delle esecuzioni naziste. A svelare la verità sarà molti anni dopo la moglie di Arrigo, Elvira, in quel bellissimo libro di memorie “ Lungo il sentiero della libertà” nel quale restituirà al gesto del suocero il suo valore eroico di suprema protesta morale.
Questo è quel poco che siamo riusciti a sapere di Eugenio Paladini, un uomo di grande onestà e dirittura morale; la stessa dirittura morale e la stessa onestà che hanno improntato la condotta del figlio nella vita militare e civile.

Bibliografia essenziale
Elvira Sabbatini Paladini: “Arrigo Paladini, il lungo cammino della libertà” - Ed. Civitas, 1995 (Roma)

Piero Fortuna – Raffaello Uboldi: “Sbrindellato, scalzo, ingroppa a un ciuco, ma col casco d'Africa ancora in capo” (gli Italiani al Sud e al Nord dall'8 settembre '43 al 25 aprile '45) – Ed. A. Mondadori, 1976 (Milano)

Calendario 1989 della Scuola del Genio

“L'Arma dei Carabinieri Reali in Roma durante l'occupazione tedesca” (8 settembre 1943 – 4 giugno 1944) – a cura del fronte militare di Resistenza di Roma e suo territorio – organizzazione Carabinieri Reali – ufficio stralcio – Ed Istituto poligrafico dello stato – 1946 (Roma)

Anna Maria Casavola: “7 Ottobre 1943 – La deportazione dei Carabinieri romani nei lager nazisti” - Ed. Studium, 2008 (Roma)

Si ringraziano per la cortese assistenza e per la disponibilità:
il personale del Museo storico della Liberazione di Via Tasso in Roma,
il personale della Biblioteca annessa al Museo storico della Liberazione di Via Tasso in Roma,
la Prof.ssa Anna Maria Casavola

Classe 3C Indirizzo Architettura e Arredo sperimentazione Michelangelo
Gli studenti:
Dario Bovenzo
Giovanni Degli Uberti
Giorgio Dianin
Francesco Ibrahim
Giulia Marrocco
Federica Pastore
Silvia Prastaro
Marta Stefani
Prof. Mauro Masotti