Un'alta
pedana di legno occupa totalmente il vano più ampio
della Sinagoga, abitato due anni prima dai frammenti di Scrittura
privata di Giulio
Paolini. E' tassativamente vietato salirvi sopra: da un certo punto di essa,
infatti, sbuca una sega elettrica circolare che gira all'impazzata. È la
sua altezza a decidere quella della pedana, che coincide così con il
suo piano di lavoro. La sega gira a frequenza siderale: se da lontano è percepibile
come suono, da vicino sibila con ostilità. «Questo oggetto spaziale»,
spiega
Winklhofer, «s'incastra sul piano e si presenta alla coscienza come un
disturbo allo status quo. La presenza della superficie richiama alla memoria
palchi, piattaforme e supporti per rappresentazioni. Chi ci sale assume una
parte. Il palco e la sega a disco si privano a vicenda della loro possibile
funzione originaria. Non più a disposizione per un uso spensierato e
superata una prima percezione di angoscia e pericolo aprono lo spazio alla memoria
di feste e omelie, sorrisi e tragedie». |
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