Ariel SCHLESINGER
Nameless (destruct), 2017
20 sampietrini - ottone, cemento, pittura
Nameless (Senza nome), è un’installazione realizzata in riferimento al progetto memoriale Stolpersteine portato avanti dall’artista tedesco Gunter Demnig in 610 città europee. Veri e propri sampietrini sono interrati difronte
alle abitazioni delle vittime del nazi-fascismo tra il 1933 e il 1945. La superficie superiore, alivello stradale, è di ottone e su di essa sono incisi il nome e il cognome, l’anno di nascita, l’anno e il luogo della deportazione, l’anno e il luogo di morte. Nel 2014, in occasione di una mostra alla Dvir Gallery di Tel Aviv, Schlesinger decide di fare un lavoro “after” Demnig, un omaggio agli Stolpersteine ai quali apporta però modifiche sostanziali.
Gli Stolpersteine di Schlesinger hanno infatti lo stesso titolo, lo stesso materiale, la stessa dimensione ma…non recano alcun testo sulla superficie di ottone e, prive di destinazione, non sono interrate. Mute e alienate, sono “pietre senza luogo”, pronte ad accogliere altri nomi e a viaggiare altrove. Non più associate a un individuo particolare e alla sua tragica storia, sono mera materia, in forma di cubi geometrici tutti uguali, quasi fossero sculture minimaliste. Lanciate al suolo come dadi da gioco, assumono in ogni installazione una diversa configurazione.
Nella versione realizzata appositamente per Ostia, Schlesinger traduce gli Stolpersteine in rovine, assimilandoli da un lato al luogo, evocando dall’altro gli episodi di vandalizzazione cui le “pietre d’inciampo” sono state nel tempo soggette. Anche a Roma. Dipinte con colori sgargianti, traducono in atto artistico e poetico quell’atto distruttivo.