«Veglia secolare cura le rovine inclinate» è il
pensiero di Salvadori per Continuo Infinito Presente nella
sinagoga di Ostia. La memoria, che attraverso i secoli
garantisce a quel luogo la sua sacralità, è affidata
oggi alla veglia laica di un artista contemporaneo. È una
corda di ferro che costruisce un cerchio perfetto,
senza inizio né fine. Ha una lunga storia nel
percorso di Salvadori. Concepito nei primi anni Ottanta
nella misura ridotta di 22 centimetri, fa la prima
apparizione pubblica nel 1985 alla galleria Locus Solus
di Genova, su una parete, come un'icona. E quella postazione
mantiene anche altrove per oltre dieci anni. In occasione
della retrospettiva al museo Pecci di Prato nel 1997,
però, Salvadori decide di trasferirlo dalla
parete nello spazio. Il passaggio è radicale:
da oggetto di contemplazione a oggetto in dialogo con
l'architettura e il corpo. La crescita del diametro
da pochi centimetri a qualche metro ne modifica sostanzialmente
la «facoltà spaziale». Così lo
incontriamo a Vienna nel 1996, a Milano tre anni dopo,
e poi a Berlino. La soluzione del 2001, nella Manifattura
d'Arte Manifattura Tabacchi di Firenze, conferma il
radicamento all'architettura. Continuo Infinito
Presente , infatti, del diametro di 5 metri, abbraccia
una colonna mentre sulla parete il nome a caratteri
cubitali di Emil Molte è un omaggio all'industriale
tedesco che per primo commissiona a Rudolf Steiner
una scuola aziendale.
A Ostia l'anello è di ferro e poggia nell'aula
principale della sinagoga, vigilato dalle quattro colonne
superstiti. Abbraccia e coagula una miriade di frammenti
lapidei: uno di questi vi appartiene come una pietra
all'anello mentre un altro è sorprendentemente
simile a Momento , la serie inesauribile di
fogli di piombo che dal 1973 Salvadori taglia e piega
con destrezza, a costruire un intricato ricamo di vuoti
e pieni, di luci e ombre, tutti diversi come mostrano
le pareti su cui proliferano. A Ostia Continuo Infinito
Presente riserva una sorpresa: svela nelle rovine
l'enigma della sua costruzione. Al settimo giro, i
capi della corda avvolti intorno all'anima che gli
dà forma,
prendono il suo posto, avvinghiati per sempre. Un luogo
nel luogo: da lì, il giorno dell'inaugurazione,
i convenuti hanno ascoltato le ragioni di «Arteinmemoria».