«Il
mio nome per il progetto è Anne O'Neame o ANON.
Proviene dall'origine delle culture e per questo tocca
il sé e l'ignoto o la parte ignota di sé.
La mia presenza non è necessaria», spiega
Maria Nordman. E continua: «Una fuga. Un progetto
per musicisti, da quattro a otto, appartenenti a diverse
culture: siedono in circolo e intrecciano composizioni
e testi sulla genesi della vita. La musica inizia sotto
il cielo, vicino a un luogo che la storia racconta essere
sacro, per essere ripetuta in altri luoghi di Roma o in
altre città, anche al chiuso, preferibilmente in
scuole e auditorium, in almeno tre luoghi producendo alla
fine una sorta di partitura...». Così è stato:
nella mattina freddissima del 27 gennaio, resa ancor più suggestiva
da alcuni fiocchi di neve, cinque musicisti, seduti nella
Sinagoga intorno al tappeto musivo romano, nello stesso
luogo abitato due anni prima dalla gabbia di Kounellis
colma di uccelli, suonano in alternanza simmetrica brani
di musica persiana, yiddish, turca, ebraico sefardita e
rom. Attacca quello seduto più a est, verso Gerusalemme;
gli altri si aggiungono a intervalli cadenzati e prestabiliti,
originando una partitura per quel momento e per quel luogo,
site e time specific. Irripetibile, il concerto non è né registrato
né fotografato né pubblicato. Resta nella
memoria di chi lo ha ascoltato. |
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