Giovanni ANSELMO
Invisibile, 2007
blocco di granito nero Africa assoluto
cm 55x55x100
«La maggior parte della realtà è invisibile e sono le cose visibili a darci la possibilità di desumere l'invisibile. Analogamente all'opera "invisibile" in cui l'invisibile si rivela contiguo al dato visibile, la visione delle vestigia della Sinagoga induce a evocare e a immaginare l'invisibile di altri momenti», dichiara Anselmo a proposito di Invisibile , un parallelepipedo di marmo nero d'Africa su cui è incisa la scritta visibile . Il blocco non è intero ma tagliato su un lato, presuppone infatti una parte invisibile, infinita e incommensurabile, quella in che rende l'opera completa ma «invisibile».
Anselmo poggia quel blocco nero nei pressi della sinagoga, accanto a due frammenti: per modestia, rispetto e discrezione. A differenza di LeWitt e Cabrita Reis che adottano materiali e strutture consone al luogo, Invisibile è palesemente dissonante - il blocco è geometrico, levigato e nero - dai frammenti contigui corrosi dal tempo. Eppure, a pochi giorni dalla messa in posa, sembra lì da sempre, quasi la sua energia, fondendosi con quella sprigionata dal luogo, rendesse «invisibile» il suo ingombro. Anche perché Invisibile volge a est, come la sinagoga di Ostia, come tutte quelle della Diaspora, rivolte al Tempio di Gerusalemme, oggetto della loro memoria.