2013 Scuola Secondaria di I grado Gioacchino Gesmundo, Terlizzi (Bari)
   

Scuola Secondaria di I grado
Fratelli Bandiera
Roma

 

Scuola Secondaria di I grado
Gioacchino Gesmundo
Terlizzi (Bari)

 
 

La "pietra d'inciampo" per Gesmundo a Roma (vai alla scheda)
Ore 0,30 di lunedì 14 gennaio, Terlizzi. In Via Marzabotto un vocio di ragazzi rompe il silenzio della notte. Sono 49 alunni delle terze classi della “Gesmundo” in ansiosa attesa di partire con destinazione Roma. Dovranno essere presenti ad un evento irripetibile: la collocazione di uno STOLPERSTEINE sul marciapiedi di Via Licia 54 (ex 76), ultimo domicilio romano del concittadino prof. GIOACCHINO GESMUNDO. Gli alunni già conoscono molto del prof. Gesmundo: educatore e filosofo, oppositore politico della dittatura nazifascista e apostolo della libertà; sanno anche che, per la sua attività di combattente attivo della Resistenza Romana, fu atrocemente seviziato nell’ ”albergo” di Via Tasso, poi condannato a morte dal tribunale militare tedesco e ucciso infine alle Cave Ardeatine insieme ad altri 334 italiani, tra questi molti erano inconsapevoli della causa della propria morte. Forse gli alunni non sanno che lo scorso anno è stata collocata una “memoria d’inciampo” anche sul marciapiedi di Via Urbana 2, ultima dimora di don Pietro Pappagallo, per iniziativa di don Francesco Pesce, parroco della chiesa di Santa Maria ai Monti.
Sicuramente sanno poco che le “pietre d’inciampo” nascono da un’idea dello scultore berlinese GUNTER DEMNIG per testimoniare visivamente l’esistenza dei milioni di cittadini europei uccisi dai regimi totalitari, in particolare da quello nazista, e dai loro collaborazionisti, come il governo fascista italiano. Non pensava ad una lapide o ad un monumento, ma ad un piccolo “inciampo visivo”, ma forte per impatto emotivo e simbolico, da collocare in prossimità dell’abitazione da cui essi furono prelevati per essere condotti a morte. In circa 30 anni, Demnig ha già installato in varie città europee circa 30 mila Stolpersteine: sampietrini standard 10x10 in ottone lucente che riportano in rilievo i dati anagrafici del perseguitato, l’anno di nascita, le date dell’arresto e della morte, il luogo di morte. In Italia si è svolta la quarta edizione del progetto artistico/storico dell’artista tedesco, posto sotto l’Alto Patrocinio del Presidente della Repubblica, coordinato da Adachiara Zevi, promosso da diverse associazioni e fondazioni, sostenuto dalla Comunità Ebraica, dall’Ambasciata della Repubblica Federale Tedesca e dal Comune di Roma. Quest’anno Demnig ha installato 36 “pietre che fanno inciampare” in aggiunta alle 200 degli anni scorsi.
Gli alunni, insieme ai dirigenti Pellegrini e Porfilio, a due docenti ed una mamma giungono a Roma, all’alba. Dopo la doverosa accurata visita al luogo dell’Eccidio Ardeatino, al Sacrario e al sovrastante Museo, fissati nella memoria e negli obiettivi, girano per Roma Capitale e per il Vaticano. Al tramonto si portano in Via Licia, 54. Qui incontrano una folla in attesa dell’arrivo dell’artista. Salutano Gioacchino Gesmundo, nipote del Martire giunto da Lecco che, con le sorelle, ha assunto l’iniziativa, da me segnalatagli, della “pietra” davanti alla casa dello zio paterno; riconoscono i concittadini Gero Grassi e Renato Brucoli. Arrivano alunni e docenti del Liceo romano “Cavour”, i coniugi ultranovantenni Luigi e Rosa Lea Cicatelli da Velletri, ex alunni del “Cavour”, Susi Fantino, Presidente del IX Municipio di Roma, Adachiara Zevi, curatrice del progetto, Aladino Lombardi del direttivo ANFIM, Guido Albertelli, figlio di Pilo, Martire ardeatino e collega del Nostro a Formia, Pina e Nilo Cardillo ex dirigente del Liceo di Formia, Giuseppe Mercurio, dirigente della Scuola elementare romana “G .Gesmundo”.
L’artista Demnig, dopo aver posto un’ altra “pietra” in Via Appia Nuova sempre nel IX Municipio, arriva in Via Licia preceduto dalle forze dell’ordine e dalla squadra di operai. Si sofferma sul marciapiedi antistante il civico 54; osservatolo attentamente, traccia con la matita un quadrato 10x10. Dopo che gli operai lo tagliano con il flessibile, lo scultore colloca della malta per fissare al pavimento “la memoria d’inciampo” per il Martire Ardeatino prof. GIOACCHINO GESMUNDO, oppositore politico. Ai prolungati e fragorosi applausi, seguono gli interventi delle autorità, del nipote Gesmundo, dei rappresentanti delle Associazioni e la lettura del messaggio del Sindaco di Terlizzi. Commovente è stato il breve intervento dei due anziani ex alunni. Al termine, molto seguiti con viva partecipazione sono stati il breve reading dello spettacolo teatrale “Quelli dell’Alberona” di Massimiliano Coccia del Museo Storico della Liberazione con interprete Antonio De Matteo e la lettura di pagine di “Cuore di donna” di Carla Capponi relative alla attività di Gesmundo nella Resistenza Romana. Si è fatta sera quando il gruppo dei terlizzesi sale sul pullman per il ritorno a casa. Tutti stanchi, ma emozionati ed arricchiti della lezione di vita del prof. Gesmundo e della storia recente, si ripetono le parole di Martin Luter King citate nell’intervento di Aladino Lombardi “Abbiamo imparato a nuotare come i pesci, a volare come gli uccelli, ma non abbiamo ancora imparato ad essere fratelli”. Prima di addormentarmi, ripensavo al pensiero di Guy de Maupassant del 1884 (Al Sole) “Il viaggio è una specie di porta aperta attraverso la quale si esce dalla realtà come per entrare in una realtà inesplorata che sembra un sogno”.
Gennaio 2013
Pietro Porfilio