Ida Luzzati, Elena Segre
Municipio I
Via di Porta Pinciana, 6 - Roma
11 gennaio 2017

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16 ottobre 1943 – Arresto della Signora Ida Luzzatti e della figlia Elena Segrè

Ida Luzzatti ed Elena Segrè si trovavano in Via di Porta Pinciana 6 quando il 16 Ottobre del 1943 furono prelevate dalla loro abitazione alle 6,30 e deportate ad Auschwitz. La Signora Luzzatti fu assassinata direttamente all’arrivo il 23 Ottobre e di Elena Segrè non si sa la data di morte.
L’episodio è richiamato da Amedeo Osti Guerrazzi nel suo libro Caino a Roma, ed. Cooper 2005 a pag. 75 e merita un approfondimento.
Nel 1943 in via di Porta Pinciana 6 abitavano: la famiglia di Gustavo Volterra, con la moglie Emilia e i loro tre figli (Vito, Giovanni ed Enrico), la famiglia di Pellegrino Di Porto con la moglie Adina, il figlio Arrigo Di Porto con la moglie Maria e i figli Paolo e Piero. Risiedevano qui inoltre Renato Coen e la Signora Ida Luzzatti, di anni 62, e sua figlia Elena, che abitavano nell’appartamento dei Signori Coraggia, trasferiti al Nord.
Gustavo Volterra, che militava nel Partito d’Azione, nel mese di settembre aveva attraversato la linea del fronte per raggiungere gli Alleati e nel palazzo erano rimasti la moglie e i tre figli. La famiglia Di Porto si era allontanata con la sola eccezione della moglie di Pellegrino, Adina, che era rimasta nell’appartamento. Il portiere del palazzo era Carlo Lorenzini, un ex carabiniere, antifascista, del quale la famiglia Volterra aveva grande fiducia. Prima di allontanarsi da Roma, Gustavo Volterra aveva raccomandato alle famiglie rimaste di dare ascolto per ogni evenienza ai suggerimenti del portiere Carlo e di fidarsi interamente di lui.
La tradizione orale della famiglia Volterra e la testimonianza del portiere dello stabile, riportata a pag. 175 nel libro di Osti Guerrazzi sopra citato, ricordano che le due donne consegnarono al portiere le chiavi dell’appartamento proprio il 15 ottobre, dicendo che sarebbero partite. In realtà rientrarono di nascosto nell’appartamento.
Quella mattina del 16 Ottobre, quando il camion delle SS si fermò davanti al portone, il portiere, con l’aiuto di altri inquilini (in particolare la moglie tedesca di uno di questi ed un sacerdote austriaco che abitava nel palazzo), cercarono di trattenere i soldati spiegando che gli inquilini, i cui nominativi erano nella lista in possesso dei militari, erano da tempo tutti partiti. Nel frattempo la moglie del portiere si precipitava ad avvisare le famiglie che sapeva essere presenti nel palazzo.
Tutti ebbero la possibilità di mettersi in salvo o uscendo dallo stabile mentre le SS salivano (vi erano e vi sono tre scale), come fece Adina Di Porto o, come i Volterra, rifugiandosi in un altro appartamento dello stabile, in cui furono ospitati dagli inquilini.
Poiché la signora Luzzatti e la figlia erano ufficialmente partite, nessuno andò a suonare all’appartamento per avvertire del pericolo dell’arresto. Il portiere fu obbligato ad accompagnare le SS e ad aprire l’appartamento con le chiavi, che gli erano state restituite, per verificare come l’abitazione fosse effettivamente vuota. Ma non era vuota.

(Giovanni e Enrico Volterra, Roma, maggio 2016)