Clementina Sacerdote
Municipio II
Via Livorno, 27 - Roma
11 gennaio 2017

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Un inciampo virtuale

16 ottobre. Un altro anniversario di un giorno tragico per la città dove sono nato.
Quel 16 ottobre del 1943 compivo quattordici mesi. Non sono ebreo. La mia famiglia non fu svegliata all'alba dalle SS nell'appartamento seminterrato di Via Livorno 25 dove vivevamo. Le SS andarono invece al palazzo accanto, al numero 27, e il racconto di ciò che successe fu una delle cronache familiari che mia sorella ed io ascoltammo spesso da nostra madre.
Un'amica di famiglia, la signora Bedetti, la vedevamo spesso nella nostra infanzia, una signora dai capelli bianchi, che ricordo soleva vestire un tailleur grigio chiaro. Credo fosse professoressa, ricordo che le eravamo affezionati ed era di famiglia.
Sua madre Clementina, quel 16 ottobre, era a casa, malata e anziana, ci raccontava mamma, e fu trasportata senza pietà al luogo di concentrazione degli ebrei romani. Fu una di quella quasi totalità che non tornò.
Mamma ci parlava di questa signora non in grado di camminare obbligata a questo ultimo tragico viaggio, ancor più penoso per le sue condizioni di salute. Mamma non ci diceva se l'avesse potuto vedere un'ultima volta attraverso le persiane socchiuse.
Non ricordo maggiori dettagli, l'aspetto delle persecuzioni razziali non erano parte principale dei racconti familiari relativi a quegli anni, anche se mamma spesso soleva parlarci del libro di Ludwig sulle interviste del 1932 a Mussolini, stigmatizzando quello che, forse ingenuamente, considerava inconcepibile tradimento di quanto Mussolini aveva affermato allora. Più tardi ci parlò anche della relazione tra suo padre e Giorgio Ascarelli che condusse alla fondazione del Napoli.
Non sapevamo altro della signora Clementina, se avesse speso delle parole, dato una carezza ai due bambini figli di un'amica di sua figlia. Non sappiamo nemmeno come la signora Bedetti sia scampata alla razzia, anche se ci sembrava di capire che fosse uscita - per andare dove? mamma, che forse lo sapeva, non ci diede dettagli - lasciando la madre a casa, convinta, o illudendosi, che, per le sue condizioni, non sarebbe stata toccata.
Cercai riscontro di questo racconto nel libro di Katz, senza trovare una persona i cui dati anagrafici coincidessero. Nel mio immaginario di bambino le attribuivo circa 90 anni e non ne conoscevo il nome di origine.
Alcuni giorni fa, posi in internet l'indirizzo di Via Livorno 27 e mi apparve una pietra d'ínciampo dedicata a Clementina Sacerdote, nome che poi ritrovai menzionato nel Libro della memoria, nata nel 1862, coniugata con Salvador De Benedetti, madre di Giuseppina.
Il mio scetticismo illuminista sul significato delle pietre d'ínciampo fu scosso. Avevo ritrovato la traccia lungamente cercata di una persona che mi aveva visto in carrozzina, che aveva fatto parte dei primi mesi della mia vita, in un rapporto probabilmente quasi familiare.
Trovai conferma che era convalescente di una polmonite e che un vicino medico, Massimo Aloisi, cercò invano di convincere le SS a recedere dal detenerla.
Non so se suoi familiari siano in vita. Mi pare ricordare che la signora Bedetti avesse una figlia.
Mi considero membro adottivo di quella famiglia e, potendolo finalmente fare, voglio ricordare la signora Clementina con l'affetto che, con un diverso destino, forse le avrei potuto manifestare, grato a Gunter Demnig per avermi permesso non tanto recuperare un ricordo dei miei primi giorni, quanto contribuire in minima parte a mantenere vivo il ricordo di una delle vittime di quella tragedia.

Galileo Violini