Municipio I
Via Marianna Dionigi, 17 - Roma
14 gennaio 2014

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Dante Calò

Nato nel 1890, Dante Calò aveva partecipato alla Prima Guerra Mondiale combattendo in prima linea, nella stessa guerra dove era stato ucciso il fratello Silvio.
Un articolo comparso sul sito dei Canottieri Aniene 1892 traccia molto efficacemente una parte del profilo di Dante Calò: “….Tra i caduti, non perché gli altri non lo meritino, ma solo per ragioni di spazio, ricordiamo in particolare Dante Calò: il popolare zio Dante, scapolo inveterato, trascinatore delle gite fluviali nelle quali era capace di coinvolgere chiunque volesse. Gagliardo organizzatore di gite sociali; condusse addirittura i soci da Roma ad Orte in una festosissima navigazione sul Tevere. Lo zio Dante convinse tra l’altro un gruppo di consoci giovani al “canottaggio di fondo” rendendo le domeniche sempre più belle e memorabili.”.
Così poi lo ricordava il nipote Alberto Di Nepi: “Avvocato di spiccate capacità, uomo di vasta cultura, spirito acuto e caustico, brillante oratore, elegante, sportivo, donnaiolo, era uno dei soci dell’Aniene più popolari e benvoluti dell’epoca. Antifascista accanito e aperto, scomparve tragicamente deportato durante l’occupazione tedesca per essersi temerariamente esposto nella sua attività di partigiano e rifiutandosi di nascondere il suo vero nome”.
Il resto delle informazioni sono estratte dal libro “Toccare il fondo” di Gianna Di Nepi, pronipote di Dante che ha ricostruito la vita della sua famiglia tra la prima guerra mondiale ed il 1947.
Il 16 Ottobre l’avvio della deportazione degli ebrei romani corrispose all’inizio della clandestinità anche di Dante. E proprio Dante scrisse “infamia tedesca” sull’oramai famoso foglio del calendario in corrispondenza al 16 Ottobre 1943 ed arrivato fino ai giorni nostri grazie al nipote Goffredo Roccas.
Profondo antifascista Dante partecipò attivamente alla Resistenza Romana.
Tra le attività che videro Dante protagonista spicca il 7 Novembre 1943 il trasferimento effettuato, assieme al nipote Goffredo, degli arredi sacri del Tempio Maggiore che dal 1941 erano nascosti nella sede del Banco di Napoli in Piazza del Parlamento.
Quel giorno proprio mentre nella Banca erano presenti i fascisti alla ricerca dei beni della Comunità, Dante, Goffredo ed altri usciti dai nascondigli riuscirono con non pochi rischi a caricare gli arredi su un carretto ed a portarli presso lo spedizioniere Bolliger. Le casse per destare meno sospetti furono inserite dallo spedizioniere in un magazzino che già conteneva beni di proprietà dell’Ambasciata Tedesca!
Dante e Goffredo decisero quindi di cambiare nascondiglio trasferendosi in un garage usato per riunioni ed attività clandestine volte a trovare documenti falsi e nascondigli agli ebrei romani.
E’ proprio in questo garage che il 13 gennaio 1944 a causa della delazione da parte di un italiano, cosa che si ripetè per quasi tutti gli arrestati dopo il 16 ottobre, Dante venne arrestato dai fascisti.
Erano sette i presenti quel giorno nel Garage. Qualcuno pensò di colpire alle spalle i fascisti ma Dante si oppose con fermezza dichiarando: “ non ucciderò due soldati italiani: dura lex sed lex”. Nel trambusto causato da una rissa inscenata dai presenti, uno riuscì a fuggire, mentre gli altri vennero tutti interrogati.
Goffredo Roccas e Guido Coen si salvarono grazie ai documenti falsi, ma i fascisti arrestarono ed incarcerarono gli altri quattro presenti nel Garage: Dante, il fratello Pio, la cognata Pia di Cave e Santoro Caviglia collaboratore di Dante. In particolare Dante venne trovato in possesso del biglietto da visita con il suo vero nome.
Vedendosi scoperto Dante rivendicò orgogliosamente la sua identità dichiarando: “Si, sono Dante Calò, ebreo, capitano dei Bersaglieri, ferito e decorato in guerra. Vergognatevi di quello che fate!!”.
L’8 marzo i quattro arrestati vennero tradotti nel campo di Fossoli e da cui Dante mandò i biglietti che sono arrivati fino ai nostri giorni grazie a Goffredo Roccas.
Il 5 Aprile 1944 da Fossoli il gruppo insieme ad altri ebrei internati venne deportato ad Auschwitz dove arriva dopo 5 giorni con il convoglio 09.
Di Dante e Pia il Libro della Memoria dice “morti in luogo e data ignota”, Pio viene ucciso all’arrivo e Santoro sopravvive fino a Febbraio del 1945.
Sulla tomba monumentale del fratello Silvio Calò caduto nella prima guerra mondiale, la famiglia dopo la liberazione ha aggiunto: “ Qui riposano in spirito i fratelli Pacifico e Dante vittime della viltà e della ferocia dei nazifascisti”
Finita la guerra Goffredo Roccas, avvocato, portò in giudizio i delatori italiani che denunciarono Dante e gli altri: grazie anche alle connivenze generalizzate di fascisti nella Magistratura che dopo la guerra mantenne gli stessi componenti presenti nel periodo fascista, i denunciati vennero tutti assolti!!

Raffaele Sabbadini