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Filippo D’Agostino nato
a Gravina (Bari) il 5 marzo 1885, funzionario delle ferrovie.
Figura storica – insieme alla moglie Rita Majerotti – della
fondazione del Partito Comunista Italiano (Congresso di Livorno). Notissimo
sindacalista nelle campagne pugliesi. Licenziato per motivi politici dalle
ferrovie nel 1922. Consigliere comunale a Bari fu denunciato per insurrezione
contro i poteri dello Stato. Nel febbraio 1923 si rese irreperibile. Fece
parte dell’apparato della direzione del PCI (1924-1926). Arrestato
il 24 novembre 1926 e confinato per cinque anni a Ustica, Favignana e Ponza
per “organizzazione comunista” insieme ad altri sedici militanti.
Nel marzo 1927 fu deferito al Tribunale Speciale e condannato a quattro anni
di reclusione. Il livello culturale dell’ex applicato delle ferrovie,
poi giornalista, fece sì che fosse considerato elemento di spicco
del sindacalismo clandestino. Sindacalista rivoluzionario, aveva diretto
la Camera del Lavoro di Bari, dove si era trasferito da Gravina, ma la sua
città gli restò sempre nel cuore e non mancò di dare
il suo contributo alle lotte locali. Con la sua compagna Rita Majerotti,
sposata nel 1918, di nove anni più grande di lui, fu tra i primi a
credere nel progetto dei “terzisti”, come furono definiti coloro
che si allinearono alla III Internazionale Comunista e poi al PCd’I
(Partito Comunista d’Italia) di Gramsci e Bordiga. Dedicò la
sua vita tanto alla Camera del Lavoro di Bari, divenendone segretario, quanto
al Partito Comunista. Si allontanò dalla Puglia nel 1923 per timore
di rappresaglie, trasferendosi a Trieste, dove lavorò come direttore
del quotidiano «Il lavoratore comunista». Essendo stato denunziato
nello stesso anno per attentato alla sicurezza dello Stato riparò all’estero
rifugiandosi dapprima in Svizzera, poi a Londra e in Russia. Poiché il
mandato di cattura nei suoi confronti fu revocato, D'Agostino rientrò in
Italia e si stabilì a Roma, poi si rifugiò in Francia a Nancy,
dove riorganizzò le fila del proletariato. Il suo ruolo chiave era
stato individuato dal Prefetto della Provincia di Bari, generale De Vita.
Il funzionario scrisse “l’ex applicato delle Ferrovie dello Stato, è tra
coloro che più si sono adoperati a sfruttare lo stato di disagio delle
masse aderenti ai sindacati fascisti per tentare la ricostituzione della
dispersa compagine delle forze social-comuniste […] La sua azione
tra gli antichi compagni di fede venne costantemente seguita, per mezzo di
fiduciari sicuri dalla locale questura e non si trascurò di controllare
la sua corrispondenza con i dirigenti del Partito Comunista”.
Il primo arresto lo subì il 24 novembre 1926 per propaganda contro
il regime. Nell’ottobre 1926, rientrando in Italia, fu fermato a Ventimiglia
perché accusato di voler riallacciare rapporti con sovversivi e organizzare
attentati contro alte personalità. Dopo essere stato rilasciato si
diresse a Milano dove dimorò, nel breve periodo precedente il suo
arresto, insieme alla moglie. Dopo il periodo di confino a Ustica, fu arrestato
il 10 marzo 1930 perché colpito da mandato di cattura emesso dal Tribunale
speciale. Fu arrestato una seconda volta a Ponza l’8 dicembre 1930
perché ritenuto promotore del movimento che si opponeva alla riduzione
del sussidio giornaliero e condannato, il 12 dello stesso mese, a tre mesi
di arresto. Rimase confinato fino al febbraio del 1932. Amnistiato per
il decennale della Marcia su Roma.
Nel 1955 il Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, conferì a
Filippo D’Agostino la Medaglia d’Argento al Valor Militare
alla memoria con la seguente motivazione: “Vecchio antifascista che già in
precedenza aveva patito carcere e confino, fin dagli inizi partecipava
attivamente alla lotta di liberazione. Arrestato e deportato in campo di
concentramento in Germania, nonostante gli stenti e le sofferenze inenarrabili
cui era sottoposto, continuava a svolgere attiva opera di propaganda e
di incitamento alla lotta in mezzo agli internati: scoperto nel tentativo
di eliminare i componenti la guardia al campo e sottoposto ad atroci torture,
teneva contegno spavaldo e sprezzante tanto che il nemico esasperato finiva
per trucidarlo a bastonate” Roma
settembre 1943-Mauthausen 14 luglio 1944
Il 27 maggio 2011 nella nuova sede della Camera del Lavoro di Bari gli è stata
dedicata la sala principale.
Eugenio Iafrate |
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www.deportati4gennaio1944.it
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