Municipio XI (ora VIII)
Via Bartolomeo Bossi, 8 - Roma
13 gennaio 2011

testo

Filippo D’Agostino nato a Gravina (Bari) il 5 marzo 1885, funzionario delle ferrovie. Figura storica – insieme alla moglie Rita Majerotti – della fondazione del Partito Comunista Italiano (Congresso di Livorno). Notissimo sindacalista nelle campagne pugliesi. Licenziato per motivi politici dalle ferrovie nel 1922. Consigliere comunale a Bari fu denunciato per insurrezione contro i poteri dello Stato. Nel febbraio 1923 si rese irreperibile. Fece parte dell’apparato della direzione del PCI (1924-1926). Arrestato il 24 novembre 1926 e confinato per cinque anni a Ustica, Favignana e Ponza per “organizzazione comunista” insieme ad altri sedici militanti. Nel marzo 1927 fu deferito al Tribunale Speciale e condannato a quattro anni di reclusione. Il livello culturale dell’ex applicato delle ferrovie, poi giornalista, fece sì che fosse considerato elemento di spicco del sindacalismo clandestino. Sindacalista rivoluzionario, aveva diretto la Camera del Lavoro di Bari, dove si era trasferito da Gravina, ma la sua città gli restò sempre nel cuore e non mancò di dare il suo contributo alle lotte locali. Con la sua compagna Rita Majerotti, sposata nel 1918, di nove anni più grande di lui, fu tra i primi a credere nel progetto dei “terzisti”, come furono definiti coloro che si allinearono alla III Internazionale Comunista e poi al PCd’I (Partito Comunista d’Italia) di Gramsci e Bordiga. Dedicò la sua vita tanto alla Camera del Lavoro di Bari, divenendone segretario, quanto al Partito Comunista. Si allontanò dalla Puglia nel 1923 per timore di rappresaglie, trasferendosi a Trieste, dove lavorò come direttore del quotidiano «Il lavoratore comunista». Essendo stato denunziato nello stesso anno per attentato alla sicurezza dello Stato riparò all’estero rifugiandosi dapprima in Svizzera, poi a Londra e in Russia. Poiché il mandato di cattura nei suoi confronti fu revocato, D'Agostino rientrò in Italia e si stabilì a Roma, poi si rifugiò in Francia a Nancy, dove riorganizzò le fila del proletariato. Il suo ruolo chiave era stato individuato dal Prefetto della Provincia di Bari, generale De Vita. Il funzionario scrisse “l’ex applicato delle Ferrovie dello Stato, è tra coloro che più si sono adoperati a sfruttare lo stato di disagio delle masse aderenti ai sindacati fascisti per tentare la ricostituzione della dispersa compagine delle forze social-comuniste […] La sua azione tra gli antichi compagni di fede venne costantemente seguita, per mezzo di fiduciari sicuri dalla locale questura e non si trascurò di controllare la sua corrispondenza con i dirigenti del Partito Comunista”.
Il primo arresto lo subì il 24 novembre 1926 per propaganda contro il regime. Nell’ottobre 1926, rientrando in Italia, fu fermato a Ventimiglia perché accusato di voler riallacciare rapporti con sovversivi e organizzare attentati contro alte personalità. Dopo essere stato rilasciato si diresse a Milano dove dimorò, nel breve periodo precedente il suo arresto, insieme alla moglie. Dopo il periodo di confino a Ustica, fu arrestato il 10 marzo 1930 perché colpito da mandato di cattura emesso dal Tribunale speciale. Fu arrestato una seconda volta a Ponza l’8 dicembre 1930 perché ritenuto promotore del movimento che si opponeva alla riduzione del sussidio giornaliero e condannato, il 12 dello stesso mese, a tre mesi di arresto. Rimase confinato fino al febbraio del 1932. Amnistiato per il decennale della Marcia su Roma.
Nel 1955 il Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, conferì a Filippo D’Agostino la Medaglia d’Argento al Valor Militare alla memoria con la seguente motivazione: “Vecchio antifascista che già in precedenza aveva patito carcere e confino, fin dagli inizi partecipava attivamente alla lotta di liberazione. Arrestato e deportato in campo di concentramento in Germania, nonostante gli stenti e le sofferenze inenarrabili cui era sottoposto, continuava a svolgere attiva opera di propaganda e di incitamento alla lotta in mezzo agli internati: scoperto nel tentativo di eliminare i componenti la guardia al campo e sottoposto ad atroci torture, teneva contegno spavaldo e sprezzante tanto che il nemico esasperato finiva per trucidarlo a bastonate” Roma settembre 1943-Mauthausen 14 luglio 1944
Il 27 maggio 2011 nella nuova sede della Camera del Lavoro di Bari gli è stata dedicata la sala principale.

Eugenio Iafrate

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