Lawrence WEINER
Ignoti Nulla Cupido, 2007
4.000 monete in alluminio con conio
ognuna cm 3,5Ø x 0,25
«Nella tradizione dei cimiteri ebraici (e le rovine della sinagoga funzionano come un cimitero), lasciare le pietre sulla tomba testimonia una visita, un passaggio. Vogliamo lasciare una traccia della nostra visita sparpagliando tra le rovine migliaia di monete perché i visitatori possano trovarle e prenderle. Cadute quasi dal cielo, non si riferiscono che a se stesse e perciò sarà come inciampare in qualcosa che non è più lì», commenta Weiner a proposito di Ignoti Nulla Cupido , 4000 monete tutte uguali. Plurime le suggestioni. Le monete, intanto, recano a rilievo alcune scritte che ne assecondano il profilo, sempre le stesse, in italiano su una faccia, in inglese sull'altra. Concernono la memoria, dunque la conoscenza, senza la quale, avverte il titolo, non vi è esistenza. Sotto l'arco di Ignoti Nulla Cupido tre scritte più piccole recitano: messo sotto i piedi ; sistemato dietro gli alberi ; slegato dagli ormeggi . Tre azioni di sottrazione e nascondimento ci avvertono nuovamente che fuori dalla vista fuori di testa , che senza vista non c'è conoscenza dunque memoria. Vista, conoscenza e memoria sono così per Weiner indissolubili: se le parole veicolano significati, dunque conoscenza, la loro presentazione è decisiva: per questo le nomina sculture. La scelta delle monete non è allora casuale: distribuite nell'erba, mimetizzate tra le rovine, infiltrate negli interstizi dei muri, appartengono al luogo come reperti; senza firma né data, celate dal fango, velate dalla pioggia, sembrano lì da tempo immemorabile. Imbattersi in esse è una sorpresa e appropriarsene, anche se consentito, è atto furtivo, imbarazzante e colpevole. Weiner sa che la memoria non ha bisogno di monumenti ma, come il sassolino sulla tomba e le monete nella sinagoga, di piccoli gesti, non unici ed eclatanti ma ripetuti con ritualità. Le monete prelevate sono subito rimpiazzate, fino a esaurimento, a fine mostra, a compimento del «passaggio del testimone» dall'oggetto al soggetto. Del resto, la radice ebraica della parola «pietra» è la stessa delle due parole che indicano padre e figlio. Posare una pietra, cioè testimoniare, è dare continuità, trasmettere da una generazione all'altra. Forse, tra mille anni, qualcuno troverà una moneta nascosta nella sinagoga e si chiederà da chi e quando è stata posata.