«La porta
rende permeabile un luogo progettato per essere impermeabile,
se una porta si apre e si chiude è una porta aperta
e il luogo permeabile», spiega Bartolini a proposito
di Apertura . Sceglie il cancello adiacente alla
sinagoga, lungo il recinto degli scavi. Di servizio, è attivato
di rado, e solo da personale addetto. Eppure, potrebbe dare
accesso diretto a un luogo che, proprio per la distanza dal
cuore dell'insediamento, è raggiungibile solo intenzionalmente.
Bartolini ne manomette il meccanismo, senza sostituirlo;
esaspera quello esistente, intimandogli di aprirsi e chiudersi
in continuazione. «La porta è disattivata, istupidita
attraverso l'accelerazione del ciclo di aperture - chiusure:
il lavoro che dovrebbe fare in un anno lo fa in un giorno.
La chiusura per essere deve essere per sempre, l'apertura
un attimo». «Disattivare iperattivando - aggiunge -,
forse in Occidente non siamo ancora così iperattivi
da disattivarci e fare sì che il mondo altro entri».
La
poetica di Bartolini si fonda sul sovvertimento di funzioni,
codici e significato degli elementi messi in gioco, in primis
spazi abitati come le stanze, in primis porte e finestre. Ostia
non fa eccezione: se il cancello chiuso allontana i visitatori
dalla sinagoga, nel piccolo sabotaggio di Bartolini essa diventa
perennemente accessibile. L'arte, vuol forse dirci, si adopera
per l'apertura e il dialogo. «Una porta come quella fatta
per star chiusa e che invece continuamente si muove si presenta
come uno sbaglio, come una architettura sabotata, istupidita,
umoristica e inquietante. Mi viene in mente che questa porta
permetta il passaggio a persone e cose invisibili». Il
riferimento, sottile e metaforico, è alla Giornata della
Memoria, all'apertura dei cancelli di Auschwitz: «Quelle
porte per ognuno si aprivano una volta per tutte. Si entrava
e non si usciva o si usciva e non si rientrava più» .
Quella porta impazzita allora è come un miraggio, della
libertà sognata dai prigionieri del campo ma anche da
tutti gli esseri umani vittime di sopraffazioni e ingiustizie,
di convenzioni e conformismi. Auschwitz come emblema di discriminazione,
persecuzione e sterminio. |
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