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Don Pietro Pappagallo
Nato a Terlizzi il 28 giugno
1888, fu ordinato sacerdote il 3 aprile 1915. Trasferitosi
a Roma nel 1925 fu padre spirituale delle Suore Oblate di
via Urbana e vice parroco della basilica di S. Giovanni in
Laterano.
Durante l’occupazione nazista collaborò alla
lotta clandestina e, presso il convento del Bambin Gesù in
via Urbana, ospitava e aiutava i perseguitati dal regime:
partigiani, ebrei, soldati sbandati e alleati. Come don Giuseppe
Morosini e altri sacerdoti aveva scelto il suo posto accanto
agli antifascisti e ai patrioti.
In seguito ad una dilazione venne arrestato dalle SS il 29
gennaio 1944, condannato a morte fu assassinato il 24 marzo
1944 nell’eccidio delle Fosse Ardeatine.
Il presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi gli ha
conferito il 13 luglio 1998 la medaglia d’oro al merito
civile con la seguente motivazione:
Sacerdote della diocesi di Roma, durante
l’occupazione
tedesca collaborò intensamente alla lotta clandestina
e si prodigò in soccorso di ebrei, soldati sbandati,
antifascisti ed alleati in fuga dando loro aiuto per nascondersi
e rifocillarsi. Tradito fu consegnato ai tedeschi, sacrificando
la sua vita con la serenità d’animo, segno della
sua fede, che sempre lo aveva illuminato.
Giovanni Paolo II, in occasione del giubileo dell’anno
2000, ha incluso don Pietro Pappagallo tra i martiri della
Chiesa del XX secolo.
Alla sua figura si è ispirato Roberto Rossellini per
il film “Roma città aperta”. |
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