Municipio II
Corso Trieste, 85 - Roma
13 gennaio 2011
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Vittorio Manasse: frammenti…

Vittorio Manasse, figlio di Giuseppe e di Costanza Volterra, nasce a Roma il 9 agosto del 1901.
Durante la grande guerra, sfruttando un diploma in telecomunicazioni, lavora come telegrafista e solo dopo la fine del conflitto, diviene rappresentante di commercio e sposa Ester Caviglia, dalla quale ha due figli: Giuseppe e Claudio.
Ester e Vittorio sono due commercianti, ma le leggi razziali del 1938 cadono come una ghigliottina.
I Manasse, privati della libertà, del lavoro e anche della casa, per fuggire alle persecuzioni sono costretti ad abbandonare il proprio appartamento e a rifugiarsi nel casale del signor Mattioli.
A nulla valgono i sacrifici di una vita clandestina, ed il 25 novembre del 1943 i tedeschi irrompono in casa: i signori Manasse non sono ancora rientrati ed il figlio del Mattioli riesce a sgusciar via dalla porta, nel tentativo di avvisarli. Il giovane raggiunge Giuseppe, che sta facendo la fila per il latte.
Giuseppe corre per la città cercando affannosamente i suoi genitori, percorre le vie che di solito usano frequentare. Non li trova, ed Ester e Vittorio raggiungono ignari la casa dove credono di aver trovato rifugio. Ad aspettarli, invece, i tedeschi.
E’ una scena di botte, di sputi, di ordini urlati in una lingua che non si capisce. Claudio, scambiato per il figlio del Mattioli, è costretto ad assistere senza poter far nulla.
Sotto gli occhi di un bambino di otto anni, i genitori sono portati via.
I coniugi sono dapprima condotti in Via Tasso, dove rimangono sette giorni, poi sono trasferiti a Regina Coeli. Dal carcere romano, riescono a comunicare con i figli introducendo -nei rinforzi delle camicie- bigliettini che passano inosservati ai vari controlli: chiedono cibo e indumenti, ma soprattutto, raccomandano i bambini di studiare e di volersi bene.
Passa poco tempo ed i due genitori sono trasferiti nel campo di Fossoli; di qui, ad Auschwitz.

Vittorio Manesse è morto a Troppau il 15 gennaio del 1945. Probabilmente è stato ucciso, come la Croce Rossa Internazionale ha spiegato a Giuseppe, durante una marcia della morte.
Ester Caviglia è sopravvissuta, ma è tornata a Roma in pessime condizioni: paralizzata, muta e con gravi lesioni celebrali. Era il giorno del Kippur.
E’ morta lo stesso giorno dell’anno successivo.

(E.Guida, V. Manasse)