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Vittorio
Manasse: frammenti…
Vittorio Manasse, figlio
di Giuseppe e di Costanza Volterra, nasce a Roma il 9 agosto
del 1901.
Durante la grande guerra, sfruttando un diploma in telecomunicazioni, lavora
come telegrafista e solo dopo la fine del conflitto, diviene rappresentante
di commercio e sposa Ester Caviglia, dalla quale ha due figli: Giuseppe e Claudio.
Ester e Vittorio sono due commercianti, ma le leggi razziali del 1938 cadono
come una ghigliottina.
I Manasse, privati della libertà, del lavoro e anche della casa, per
fuggire alle persecuzioni sono costretti ad abbandonare il proprio appartamento
e a rifugiarsi nel casale del signor Mattioli.
A nulla valgono i sacrifici di una vita clandestina, ed il 25 novembre del
1943 i tedeschi irrompono in casa: i signori Manasse non sono ancora rientrati
ed il figlio del Mattioli riesce a sgusciar via dalla porta, nel tentativo
di avvisarli. Il giovane raggiunge Giuseppe, che sta facendo la fila per il
latte.
Giuseppe corre per la città cercando affannosamente i suoi genitori,
percorre le vie che di solito usano frequentare. Non li trova, ed Ester e Vittorio
raggiungono ignari la casa dove credono di aver trovato rifugio. Ad aspettarli,
invece, i tedeschi.
E’ una scena di botte, di sputi, di ordini urlati in una lingua che non
si capisce. Claudio, scambiato per il figlio del Mattioli, è costretto
ad assistere senza poter far nulla.
Sotto gli occhi di un bambino di otto anni, i genitori sono portati via.
I coniugi sono dapprima condotti in Via Tasso, dove rimangono sette giorni,
poi sono trasferiti a Regina Coeli. Dal carcere romano, riescono a comunicare
con i figli introducendo -nei rinforzi delle camicie- bigliettini che passano
inosservati ai vari controlli: chiedono cibo e indumenti, ma soprattutto, raccomandano
i bambini di studiare e di volersi bene.
Passa poco tempo ed i due genitori sono trasferiti nel campo di Fossoli; di
qui, ad Auschwitz.
Vittorio Manesse è morto a Troppau il 15 gennaio del 1945. Probabilmente è stato
ucciso, come la Croce Rossa Internazionale ha spiegato a Giuseppe, durante
una marcia della morte.
Ester Caviglia è sopravvissuta, ma è tornata a Roma in pessime
condizioni: paralizzata, muta e con gravi lesioni celebrali. Era il giorno
del Kippur.
E’ morta lo stesso giorno dell’anno successivo.
(E.Guida, V. Manasse)
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