Municipio I
Via del Tempio, 4 - Roma
12 gennaio 2011
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Giacomo Terracina, Enrica Di Segni, Virginia Terracina
Ricordo di Grazia Terracina (nipote di Giacomo)

Furono in tredici a non tornare in quella casa di Via del Tempio 4. Tra loro Giacomo ed Enrica, con la loro figlia appena nata, Virginia.
Quella maledetta mattina del 16 ottobre ’43, Giacomo e il fratello Mario videro uscire dal portone i loro familiari, risalirono a prendere del denaro e li raggiunsero nella speranza di farli liberare.
Un’altra sorella, Celeste, era scesa a prendere le sigarette e nonostante fosse stata presa, con una reazione immediata riuscì a fuggire; fu lei a raccontare quanto accadde e portò con sé il peso di quel ricordo per tutta la vita. Come dice la signora Grazia: “Celeste è morta dannata”.
Giacomo ed Enrica erano sposati da appena un anno, Virginia era arrivata subito, nel mese di giugno. Giacomo lavorava la gomma come il padre e il fratello. Avevano perso la loro licenza commerciale in seguito alle leggi razziali, ma come tutti, all’epoca si arrangiavano. Vivevano tutti insieme, nell’appartamento di Via del Tempio, una casa grande con dieci stanze, c’erano la sorella Giuditta, con il marito, Vittorio Emanuele Spizzichino e i loro tre figli, le altre due sorelle, Celeste ed Enrica.
La famiglia di Grazia, figlia di un altro fratello, David Terracina, viveva invece a Testaccio, a Via Marmorata. Furono avvertiti da un conoscente, con una telefonata, e riuscirono a scappare. Non sapevano dove andare, così salirono sul tram e tutto il giorno, fino alla fine del turno, girarono su e giù sulla circolare, protetti dai tranvieri, che non fecero domande.
La sera provarono a tornare a casa, ma minacciati da vicini di casa di avvertire la polizia fascista, si rifugiarono nel magazzino di gomme dove lavorava il padre sulla Via Appia e passando da un rifugio all’altro fino alla liberazione di Roma, si salvarono.

(a cura di Sandra Terracina)