Municipio
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Lungotevere
Sanzio, 2 - Roma
12 gennaio 2011 |
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testo
La famiglia Fatucci abitava a Roma al numero 2 di Lungotevere
Sanzio.
Era il 16 ottobre 1943 e l’arresto, secondo quanto raccontato
da un membro della famiglia fortunosamente scampato, fu eseguito
nel seguente modo:
Era mattino presto quando i soldati tedeschi bussarono con
irruenza alla porta; Teresa Campagnano (anni 62), Vito Campagnano
(anni 68), Angelo Fatucci (anni 39), Cesira Della Torre (anni
37) e il piccolo Attilio Fatucci (anni 8), andarono tutti verso
la porta di casa e aprirono.
In quel momento si trovavano in casa anche Amadio Fatucci junior
di anni 17 e Attilio Di Porto, un giovane parente, sposato
con una delle figlie di Teresa Campagnano e Amadio Fatucci
senior (che però in quel momento non era in casa). Cesira
-la mamma di Attilio e Amadio Junior- pensava che avrebbero
portato via solo i ragazzi idonei al lavoro e per questo aveva
fatto nascondere dietro un mobile il figlio maggiore Amadio
junior e Attilio Di Porto.
Amadio junior dal nascondiglio improvvisato, poteva vedere
gli stivali delle uniformi dei militari tedeschi e sentì la
conversazione che si tenne tra uno di loro e suo padre (che
casualmente parlava un po’ il tedesco) e come quest’ultimo
avesse provato a convincere il militare a lasciare suo figlio,
il piccolo Attilio, che era piuttosto piccolo e in quel momento
malato. Tutti quelli che andarono ad aprire furono portati
ad Auschwitz e nessuno di loro tornò.
Non si trovava nella casa Amadio Fatucci senior, che però venne
arrestato nel marzo del 1943 per strada e trucidato alle Fosse
Ardeatine.
Amadio junior, pur se tra mille peripezie, si salvò,
cosi come Attilio Di Porto.
Tutta la famiglia viveva fuori dal ghetto, ma il legame con
quelli che vivevano “dall’altra parte del Tevere” era
intenso e importante.
Di Teresa Campagnano in Fatucci, la “nonna”, sappiamo
solo che era una capofamiglia molto dolce e attenta ai bisogni
della sua famiglia. Aveva un aspetto molto “ariano” con
occhi chiarissimi e capelli biondi, ma evidentemente questo
non le impedì di essere assassinata ad Auschwitz, presumibilmente
al suo arrivo; era una donna molto pia e attaccata alle tradizioni
e sia lei che il marito Amadio Fatucci senior che il resto
della famiglia vivevano nelle regole rigorose di un ebraismo
ortodosso, cosa piuttosto rara in quei tempi a Roma.
Angelo Fatucci ci viene descritto come uomo mite e devoto.
Anche in campo di concentramento cercava di rispettare le regole
dettate dall’ebraismo. Resistette al primo inverno nel
campo, ma trovò la morte nell’ottobre del ‘44.
Cesira della Torre in Fatucci si era sposata molto giovane
e era stata accolta con affetto nella famiglia del marito.
L’ultimo ricordo che si ha di lei è dato da una
testimonianza che la rammenta mentre, con il libro di preghiere
in mano, scortata dai tedeschi e insieme a tutti i famigliari
, attraversa per l’ultima volta ponte Garibaldi, il ponte
che unisce il quartiere del ghetto a Trastevere.
Il piccolo Attilio quando fu preso dai tedeschi aveva appena
cominciato a frequentare la seconda elementare. Di lui sono
rimaste alcune foto ingiallite che ritraggono un bambino biondissimo
e molto serio e un vecchio quaderno in cui sono espressi pensierini
e disegni tipici di quell’epoca.
(a cura di Sira Fatucci)
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