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Fernando Nuccitelli nasce a Roma il 19 gennaio 1903.
La sua famiglia, originaria di Scurcola Marsicana, in provincia
dell'Aquila, si trasferisce alla fine dell'Ottocento a Roma,
prima a via Monza poi al Pigneto, in via Romanello da Forli
34. Come il resto della famiglia, è un operaio.
Lavora come pittore decoratore nel campo dell'edilizia. Si distingue come antifascista
e nel 1923, subito dopo la marcia su Roma, si iscrive alla Federazione Giovanile
Comunista d'Italia (Fgcd'I). Dal 1924 fino alla metà del 1925 ne diviene
il Segretario romano. Nel 1926, dopo le leggi “fascistissime”, il
Partito Comunista viene soppresso. E’ ricostituito clandestinamente,
in parte in Italia, in parte in esilio, a Parigi e a Mosca.
Fernando, divenuto funzionario della Federazione, fa parte di quella generazione
di militanti di estrazione popolare che tennero in vita il partito popolare
nella clandestinità, tessendo le reti sovversive sul territorio e nei
luoghi di lavoro e mantenendo costanti rapporti con la Centrale all'estero.
Nel
dicembre 1927, con il nome di battaglia di Mirò, si reca sotto falso
nome a Zurigo, per partecipare a un incontro del Partito. Sorvegliato dall'OVRA,
il 7 maggio 1928 è arrestato come componente dell'organizzazione comunista
facente capo a Giuseppe Amoretti. E' condannato a quattro anni e sei mesi, con
l’aggiunta di tre anni di vigilanza speciale per cospirazione contro i
poteri dello Stato. Il 3 dicembre 1932 cessa la vigilanza speciale, in seguito
all'amnistia concessa da Mussolini per l'anniversario della marcia su Roma. Ricomincia
subito a fare attività politica all'interno della Federazione romana,
stringendo un rapporto molto stretto con Edoardo D'Onofrio. Nel 1936, dopo una
parentesi di allontanamento dal Partito, è incaricato di riorganizzare
l'attività a Roma e nei Castelli Romani. La cospirazione contro il regime
cambia forma: la struttura a cellula è sostituita da quella a catena.
Ogni militante conosce e ha rapporti solo con il reclutante. I luoghi d'incontro
privilegiati sono le osterie e le trattorie popolari. Al Pigneto Fernando incontra
i compagni al bar di via Macerata 41/43. Viene individuato ed arrestato il 25
marzo 1937. La condanna del Tribunale Speciale, per la ricostruzione del Partito
Comunista, è questa volta a dieci anni di prigione, di cui due condonati,
e alla libertà vigilata. Sconta la pena prima a Fossano (CN), poi nel
carcere di Civitavecchia, poi in quello di Castelfranco Emilia.
Caduto il regime
fascista, viene liberato nell'estate del 1943. Dopo l'occupazione
nazista di Roma, per precauzione, si rifugia per alcuni
mesi sulle montagne abbruzzesi insieme a Luchino Visconti,
Massimo Girotti e ai cugini Settimio e Garibaldi. Lì conosce
una ragazza ebrea, di cui si innamora, che porterà con
sé al Pigneto, nascondendola. Ora sono in undici
a vivere nella casa di via Romanello da Forli.
Il 19 dicembre 1943, per compiere arresti mirati, il Comando tedesco anticipa
il coprifuoco di due ore. Fernando, in quanto pericoloso sovversivo comunista,
viene arrestato dagli agenti di Pubblica Sicurezza del Commissariato Porta
Maggiore nella sua abitazione, di fronte alla madre e alle nipoti.
Il 21 dicembre viene incarcerato a Regina Coeli per disposizione dell’Ufficio
politico della Questura.
Il 4 gennaio 1944 “richiesto questura” viene deportato.
Il 13 gennaio 1944 viene immatricolato al KL Mauthausen con il n.42154.
Insieme ad altri viene assegnato al blocco della quarantena. E’ poi smistato
nel sottocampo di Ebensee a scavare gallerie sotterranee nelle quali il nazismo
sperava di costruire l’arma segreta che avrebbe raddrizzato le sorti
della guerra di Hitler.
A Ebensee muore il 23 marzo 1944. a
cura dell’associazione
culturale SNIA e del sito
www.deportati4gennaio1944.it |
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