Mario Segre, Marco Segre, Noemi Cingoli
Municipio II
Via Omero, 14 - Istituto Svedese di Studi Classici - Roma
11 gennaio 2017

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Mario Segre nacque il 16 ottobre 1904 a Torino. Dopo aver completato i suoi studi all’Università di Genova, insegnò Latino e Greco in diversi licei classici. Tra il 1930 e il 1931, vinse due borse di studio che gli permisero di scoprire la Grecia e in particolare le Isole del Dodecaneso, allora italiano. Si affermò come uno studioso di prim’ordine, avendo pubblicato una serie di articoli importanti sulle iscrizioni della regione, in cui effettuerà più soggiorni di lunga durata. Divenuto professore al R. Liceo-ginnasio G. Carducci, ottenne la libera docenza in “Epigrafia e antichità greche” dell’Università di Milano nel 1934.
In nome delle leggi razziali promulgate nel 1938, Mario Segre fu esautorato dalla sua funzione accademica e esonerato dalle sue funzioni di docente dal Ministero dell’Educazione Nazionale: aveva allora solo 34 anni. Per sopravvivere, diede lezioni private e rispose a varie commesse editoriali che pubblicò con un prestanome. Nonostante questi vincoli e malgrado il delatore che, geloso dei suoi primi successi, lo fece espellere dall’ultima biblioteca che gli restava accessibile, Mario Segre continuò le sue ricerche con l’appoggio di qualche collega coraggioso, tra i quali, per primi, Giovanni Pugliese Carratelli e Renato Bartoccini.
Il 7 settembre 1941, Mario Segre sposò Noemi Cingoli, nata il 25 settembre 1913: dalla loro unione nacque un figlio, Marco, il 1 giugno 1942 a Roma. Un anno e mezzo più tardi, nella grande razzia tedesca del 16 Ottobre, la madre e la sorella di Segre furono deportate ad Auschwitz; la prima, Ida Luzzati, morì in uno dei carri bestiame del convoglio, la seconda, Elena Segre, fu gassata al suo arrivo a destinazione il 23 ottobre 1943. Mario, Noemi e Marco riuscirono invece a rifugiarsi all’Istituto Svedese di Studi Classici, il cui direttore era Erik Sjöqvist. Questo archeologo, che già era noto per le sue ricerche sulla storia di Cipro, e che, divenuto poi professore all’Università di Princeton, avrebbe scavato il sito di Morgantina in Sicilia, fu anche un uomo di coraggio, che segretamente aprì l’appartamento direttoriale ai fuggitivi dalle persecuzioni e dai bombardamenti. Informato della situazione, il delatore di Mario Segre, lo denunciò probabilmente ancora una volta ai Tedeschi. Quando la Gestapo fece irruzione nell’Istituto, Erik Sjöqvist era assente, ma vi era sua moglie Gurli: opponendo alle armi già brandite la minaccia d’improbabili sanzioni diplomatiche, salvò la vita di Mario Segre e della sua famiglia, per i quali un nascondiglio era stato sistemato nei condotti di ventilazione dell'Istituto. Nonostante questo avvenimento, la famiglia uscì dall’Istituto il 5 Aprile 1944, per una passeggiata con Filippo Magi, assistente di archeologia classica alla Direzione generale dei Musei pontifici. Incrociarono per caso il percorso di una pattuglia della cosiddetta Repubblica Sociale Italiana: almeno uno dei due poliziotti riconobbe Noemi Cingoli, che era una sua lontana conoscenza anteguerra.
La famiglia fu arrestata e incarcerata a Regina Coeli, dove fu messa a disposizione degli occupanti. Sollecitata attraverso vari canali, la Segreteria dello Stato del Vaticano non riuscì ad ottenere il rilascio dei prigionieri. Nonostante i rischi supplementari che un tale passo gli avrebbe fatto correre se fosse venuto a conoscenza dei Tedeschi, Erik Sjöqvist personalmente richiese ed ottenne un incontro con la Santa Sede; tuttavia il Papa non intervenne. Dopo esser transitati per il campo di Fossoli, Mario Segre (39), Noemi Cingoli (30) e Marco Segre (che non aveva ancora due anni) furono deportati ad Auschwitz, dove furono uccisi il 23 maggio 1944.
Ritrovati dopo la guerra, i manoscritti di Segre, largamente redatti in clandestinità, sono stati pubblicati in un gran numero di articoli e libri, tra cui l'ultimo del 2007. Ciò dimostra che i lavori del grande epigrafista sono, ancora oggi, un punto di riferimento per tutti gli studiosi interessati alla storia del mondo antico e soprattutto del periodo ellenistico, segnato da un meticciato odiato da tutti i fascismi, che però fu fonte della rinascita della civiltà greca.

(Nathan Badoud
Professore di archeologia classica
Università di Friburgo - Svizzera )

 


"Tre pietre d'inciampo"
del Prof. Nathan Badoud