Municipio I
Via Goffredo Mameli, 47 - Roma
12 gennaio 2011
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Eugenio e Giacomo Spizzichino
Un ricordo del fratello, dott. Marco Spizzichino

La famiglia Spizzichino era composta da quattro fratelli, Eugenio, Giacomo, Renato, Marco. Un altro fratello, Jacov, era morto molto piccolo di difterite. Il padre Ruben morì giovane e la mamma Ester Sciunnach, rimase vedova a soli 29 anni e fu costretta a mandare all’orfanotrofio israelitico i due figli più grandi, Eugenio nato nel 1918 e Giacomo del 1920, presto seguiti da Renato, che era del ‘22. Poi fu la volta di Marco, che vi rimase molti anni.
Marco era felice di andare in orfanotrofio sperando di poter stare finalmente con i fratelli, ma Eugenio aveva ormai quindici anni e dovette uscire dall’istituto; così anche Giacomo e Renato, dopo qualche tempo. Per questo, i fratelli Spizzichino ebbero poche occasioni di conoscersi veramente e di stare insieme.

Eugenio si fidanzò e si sposò molto presto con Ermelinda Di Porto, detta Linda, ed ebbero un figlio, Mario. Si arrangiava un po’ per vivere, ma era molto apprezzato perché era un bel giovane, era molto simpatico e ovunque andasse cercavano di favorirlo.
Commerciava sacchi, andava in giro con la bicicletta a cercare i sacchi per comprarli e rivenderli alla Saccheria Sonnino, il cui proprietario, Carlo, era uno zio acquisito (aveva spostato una zia). Perciò, a detta di Marco, questi sacchi gli venivano pagati meno del dovuto: se agli altri lo zio dava quattro lire, a Eugenio ne dava due!

Fu molto sfortunato Eugenio, preso quasi a guerra finita, il 6 maggio del ’44, per una spiata.
Racconta Marco: “Io e mio fratello Eugenio stavamo in tram, io rimasi in tram e lui scese a Ponte Sisto; arrivato davanti al cinema Reale, lì c’era un’ebrea che faceva la spia.....”
Lo indicò col dito, era la famigerata “Stella” e Eugenio venne preso e condotto nel carcere di Regina Coeli.
Di Eugenio, transitato per il Campo di Fossoli e partito per Auschwitz il 26 giugno, quando Roma era già stata liberata, sappiamo solo il numero del convoglio, il numero 13.
Sparì quasi certamente nelle cosiddette “marce della morte”, in luogo ignoto, dopo il 20 gennaio 1945.
Il figlio Mario aveva allora un anno e mezzo e la mamma Linda, come tutte le mogli dei deportati, non si risposò. Vissero sempre insieme, madre e figlio, che morì a solo 45 anni.

Giacomo era fidanzato con una ragazza che in Piazza chiamavano Nannina, ma Marco non ricorda chi fosse di preciso. Giacomo, racconta ancora Marco, “dipingeva le case”, cioè faceva l’imbianchino, non poteva fare nient’altro dopo le leggi razziali.
Quando fu arrestato, il 1° gennaio del ’44, era uscito a fare una passeggiata dalla casa di Vicolo Bologna dove stava nascosto con la famiglia e molte altre persone.
Fu condotto in carcere e partì da Roma con il convoglio dei “politici”, il 4 gennaio, destinazione Mauthausen, dove morì il 19 aprile del 1945. Di lui rimane la scheda con cui fu registrato a Regina Coeli e come per Eugenio, quell’unica foto scattata sulla terrazza dell’orfanotrofio israelitico, nella quale al centro figurano anche Giuseppe e Violante Pitigliani .

(a cura di Sandra Terracina)

Vedi http://www.deportati4gennaio1944.it/Spizzichino.html