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La famiglia Di Consiglio. Una storia tragica
E' una famiglia particolarmente sfortunata quella di Mosè e
Orabona Di Consiglio. Hanno dieci figli, tra i quali Ester,
la madre di Giulia Spizzichino: è quest’ultima
che ora sostiene sulle sue spalle il testimone della loro
terribile storia.
Il figlio maggiore di Mosè, Salomone detto Pacifico,
vive a San Lorenzo, ma la casa viene distrutta dal bombardamento
del 19 luglio, così si sposta – con la moglie
Gemma Di Tivoli ed i loro nove figli - in via Madonna dei
Monti, dove vivevano e avevano il negozio i suoi genitori.
Dopo il 16 ottobre, la famiglia di Giulia si nasconde in
via Guido Reni, ma a causa di uno strano episodio con un
ufficiale nazista, si sposta dalla zia Gemma al Rione Monti,
di fronte ai nonni.
Invece, nella notte tra il 15 e il 16 ottobre, le due nuore
di Mosè, Celeste ed Enrica con i loro bambini si erano
fermate a dormire a casa delle rispettive madri in piazza
Giudia e vengono prese nella razzia. Due giorni dopo, con
gli altri oltre mille ebrei romani, sono mandati a Auschwitz;
Celeste e i bambini verranno uccisi all'arrivo, Enrica sopravvive
alla selezione, ma morirà poi in luogo e data ignoti.
I mariti Cesare e Graziano si salvano dalla razzia del ghetto,
ma non sono poi risparmiati: Cesare sarà ucciso alle
Fosse Ardeatine mentre Graziano, preso per strada, si ritrova
a Fossoli con il resto della famiglia, arrestata su delazione
il 21 marzo del 1944. I sei uomini, Mosè, Franco,
Marco, Santoro e Salomone Di Consiglio con Angelo Di Castro,
marito dell'altra figlia, Clara finiscono anche loro alle
Fosse Ardeatine. L'altro zio di Giulia, Leonello, marito
della zia Gemma, viene preso a maggio.
Il 21 marzo la famiglia Spizzichino si salva per miracolo,
grazie alla prontezza del padre di Giulia, Cesare: abitano
lì di fronte e assistono all'arresto degli altri,
la sorellina di Giulia, Valeria di otto anni, che al momento
dell'arresto si trovava dai nonni, si salva grazie al falso
nome.
Il delatore è stato individuato e ha subito un processo
dopo la guerra.
Giulia è stata fra i più attivi tra i familiari
delle vittime delle Fosse Ardeatine al processo Priebke.
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