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Alberto Di Giacomo nato a Magione (Perugia) l’8
gennaio 1886, fornaciaio. Soprannominato Moro o Moretto.
Figura
di spicco nella lotta dei lavoratori delle fornaci e dell’antifascismo di Valle Aurelia, più conosciuta
come “Valle dell’Inferno”, zona in
cui abitava. Fu arrestato già nel 1907 e nel 1908.
Consigliere dal 1911 al 1920 della Lega di resistenza
dei fornaciari. Irriducibile attivista sindacale e politico.
Presente nel 1921 e 1922 agli scontri tra i fascisti
e gli Arditi del Popolo di Vincenzo Baldazzi (‘Cencio’).
Più volte arrestato e confinato durante il ventennio;
definito come «truce», «attentatore».Dal
1929 abitò a via Tunisi nel quartiere Trionfale,
dove frequentava l’esponente anarchico Errico Malatesta,
che morì nel 1932. Ammonito nel 1927. Iscritto
nella rubrica di frontiera. Condannato nel 1931 a tre
anni di confino per “attività anarchica,
Soccorso rosso” da scontare nell’isola di
Lipari. Prosciolto nel 1932 con l’amnistia del
decennale della marcia su Roma, fu considerato nel rapporto
di polizia del Commissariato Trionfale «insensibile
all’atto di clemenza» e sembra che organizzasse
una «velenosa» e «subdola campagna
contro il Regime e in particolar modo contro Sua Eccellenza
il Capo del Governo», con «non comune scaltrezza»,
rappresentando «uno dei più pericolosi anarchici
della Capitale» Compariva nella lista dei sovversivi
pericolosi di Roma da arrestare preventivamente in particolari
situazioni. Nel luglio 1940, con l’intervento dell’Italia
nella seconda guerra mondiale, fu internato nel campo
di concentramento dell’isola di Ventotene. Liberato
solo nell’agosto-settembre 1943 dopo la caduta
del fascismo.
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