Municipio XVII (ora I)
Viale Giulio Cesare - Roma
28 gennaio 2010

testi - Allocuzione del Comandante - invito - video
 
Cerimonia d'installazione di "Pietre d'inciampo" alla memoria
dei carabinieri deportati dalla Legione Allievi il 7 ottobre1943
Allocuzione del Comandante della Legione Allievi
Gen. B. Dott. Enzo Bernardini
 
Autorità, Cittadini, Carabinieri,
siamo convenuti oggi qui per ricordare, nel quadro della manifestazione che vede collocare "pietre d'inciampo" in punti significativi della Capitale, una pagina eroica e dolorosa della storia dell'Arma: la deportazione di duemila carabinieri nei campi di concentramento, avvenuta in questa ed altre quattro caserme di Roma il 7 ottobre del 1943.
Vorrei, prima di tutto, ringraziare Adachiara Zevi, Gunther Demnig, il Presidente del 170 Municipio, Dottoressa Antonella De Giusti e tutti i promotori di un'iniziativa che conferma, ancora una volta, l'affetto e la vicinanza delle Istituzioni e della gente all'Arma dei carabinieri.
In quella giornata dell'ottobre del 1943, 2.000 carabinieri furono catturati e condotti alle stazioni ferroviarie di Ostiense e Trastevere da dove, con più treni ed in condizioni disumane, vennero avviati verso i campi di prigionia.
Proprio in quelle ore, a dimostrazione del forte legame che unisce la Capitale ai suoi carabinieri, tanti romani, mettendo a rischio la loro stessa esistenza, cercarono di aiutare e nascondere i militari che erano riusciti a sottrarsi alla cattura.
E sempre da questa caserma, pochi giorni prima, nella notte dell'8 settembre, giovanissimi allievi carabinieri andarono a combattere e morire al Ponte della Magliana per la difesa di Roma.
Al drammatico destino dei carabinieri di questa caserma, che sarà temporalmente a breve seguito dal tragico rastrellamento della comunità ebraica del 16 ottobre, si accomunerà il destino di migliaia di altri carabinieri, catturati nei vari fronti durante la guerra o deportati dal Nord Italia nell'estate del 1944.
E la loro storia si fonderà con quella dei 600.000 militari italiani internati, mirabile esempio di resistenza passiva, per la forza morale con cui, rifiutando l'adesione al nuovo regime, accetteranno, spesso fino al sacrificio della vita, violenze e stenti inauditi.
L'eroismo di tutti i carabinieri ed il contributo offerto, sull'intero territorio nazionale, alla guerra di liberazione ed alla resistenza, attestato da 2.735 Caduti, 6.521 feriti, oltre 5.000 deportati, 723 ricompense al Valor Militare e innumerevoli ricompense al Merito e al Valor Civile, sono testimoniati dalla Medaglia d'Oro al Valor Militare concessa alla Bandiera di Guerra dell'Arma, custodita in questo Istituto sin dal 1894 e che, proprio quel 7 ottobre, grazie all'eroismo di un militare fu sottratta alle mani nemiche, conservandosi intatta, quale simbolo della fedeltà dell'Arma al proprio Paese.
La tragica vicenda della deportazione dei carabinieri da Roma e delle loro sofferenze, costituisce un fulgido esempio di attaccamento al dovere e di lealtà al giuramento prestato.
Essere carabinieri, e loro lo erano nel senso pieno della parola, vuoi dire da due secoli, saper corrispondere alle istanze di sicurezza della collettività, con efficienza, con radicata dignità morale e con la fermezza che il senso di giustizia richiede, mantenendo sempre viva ed incondizionata la disponibilità nei confronti del prossimo.
Questi erano i sentimenti che aleggiavano nei loro cuori, questi sono i valori per i quali, ancora oggi, tanti giovani scelgono, con entusiasmo, la nostra divisa.
Alla memoria di tutti i carabinieri, di ogni ordine e grado, che da questa caserma partirono, viene dedicata la posa di "pietre d'inciampo" in ricordo di dodici fra quelli che non fecero pii ritorno.
Tra poco ascolteremo, con ammirazione e sincera partecipazione, dalla viva voce dell'allora diciannovenne carabiniere a cavallo, oggi sottotenente Abramo Rossi, l'esperienza di uno di quei ragazzi che non si sono piegati, che hanno dimostrato con il loro sacrificio il valore del Popolo italiano, delle Forze Armate e dell'Arma dei carabinieri.
A questi duemila nostri commilitoni rivolgiamo, commossi, il nostro reverente e affettuoso omaggio.
Grazie.