Autorità, Cittadini, Carabinieri,
siamo convenuti oggi qui per ricordare, nel quadro della
manifestazione che vede collocare "pietre d'inciampo" in
punti significativi della Capitale, una pagina eroica
e dolorosa della storia dell'Arma: la deportazione
di duemila carabinieri nei campi di concentramento,
avvenuta in questa ed altre quattro caserme di Roma
il 7 ottobre del 1943.
Vorrei, prima di tutto, ringraziare Adachiara Zevi, Gunther
Demnig, il Presidente del 170 Municipio, Dottoressa Antonella
De Giusti e tutti i promotori di un'iniziativa che conferma,
ancora una volta, l'affetto e la vicinanza delle Istituzioni
e della gente all'Arma dei carabinieri.
In quella giornata dell'ottobre del 1943, 2.000 carabinieri
furono catturati e condotti alle stazioni ferroviarie
di Ostiense e Trastevere da dove, con più treni
ed in condizioni disumane, vennero avviati verso i campi
di prigionia.
Proprio in quelle ore, a dimostrazione del forte legame
che unisce la Capitale ai suoi carabinieri, tanti romani,
mettendo a rischio la loro stessa esistenza, cercarono
di aiutare e nascondere i militari che erano riusciti
a sottrarsi alla cattura.
E sempre da questa caserma, pochi giorni prima, nella
notte dell'8 settembre, giovanissimi allievi carabinieri
andarono a combattere e morire al Ponte della Magliana
per la difesa di Roma.
Al drammatico destino dei carabinieri di questa caserma,
che sarà temporalmente a breve seguito dal tragico
rastrellamento della comunità ebraica del 16 ottobre,
si accomunerà il destino di migliaia di altri
carabinieri, catturati nei vari fronti durante la guerra
o deportati dal Nord Italia nell'estate del 1944.
E la loro storia si fonderà con quella dei 600.000
militari italiani internati, mirabile esempio di resistenza
passiva, per la forza morale con cui, rifiutando l'adesione
al nuovo regime, accetteranno, spesso fino al sacrificio
della vita, violenze e stenti inauditi.
L'eroismo di tutti i carabinieri ed il contributo offerto,
sull'intero territorio nazionale, alla guerra di liberazione
ed alla resistenza, attestato da 2.735 Caduti, 6.521
feriti, oltre 5.000 deportati, 723 ricompense al Valor
Militare e innumerevoli ricompense al Merito e al Valor
Civile, sono testimoniati dalla Medaglia d'Oro al Valor
Militare concessa alla Bandiera di Guerra dell'Arma,
custodita in questo Istituto sin dal 1894 e che, proprio
quel 7 ottobre, grazie all'eroismo di un militare fu
sottratta alle mani nemiche, conservandosi intatta, quale
simbolo della fedeltà dell'Arma al proprio Paese.
La tragica vicenda della deportazione dei carabinieri
da Roma e delle loro sofferenze, costituisce un fulgido
esempio di attaccamento al dovere e di lealtà al
giuramento prestato.
Essere carabinieri, e loro lo erano nel senso pieno della
parola, vuoi dire da due secoli, saper corrispondere
alle istanze di sicurezza della collettività,
con efficienza, con radicata dignità morale e
con la fermezza che il senso di giustizia richiede, mantenendo
sempre viva ed incondizionata la disponibilità nei
confronti del prossimo.
Questi erano i sentimenti che aleggiavano nei loro cuori,
questi sono i valori per i quali, ancora oggi, tanti
giovani scelgono, con entusiasmo, la nostra divisa.
Alla memoria di tutti i carabinieri, di ogni ordine e
grado, che da questa caserma partirono, viene dedicata
la posa di "pietre d'inciampo" in ricordo di
dodici fra quelli che non fecero pii ritorno.
Tra poco ascolteremo, con ammirazione e sincera partecipazione,
dalla viva voce dell'allora diciannovenne carabiniere
a cavallo, oggi sottotenente Abramo Rossi, l'esperienza
di uno di quei ragazzi che non si sono piegati, che hanno
dimostrato con il loro sacrificio il valore del Popolo
italiano, delle Forze Armate e dell'Arma dei carabinieri.
A questi duemila nostri commilitoni rivolgiamo, commossi,
il nostro reverente e affettuoso omaggio.
Grazie. |