Municipio I
Via Costaguti, 29 - Roma
12 gennaio 2011
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Un ricordo di Costanza Spizzichino

Costanza Spizzichino nasce a Roma il 7 agosto del 1882 da Giacobbe e Rosa Moresco, e all’inizio del Novecento, pare nel 1905, sposa Adamo Astrologo: un uomo colto, dinamico e intraprendente che lavora nella capitale come guida turistica, che conosce diverse lingue straniere e che, spesso, vola a Parigi per esercitare anche lì il proprio mestiere.
Di Costanza sappiamo molto poco -spiega oggi il nipote Aldo- e gli unici racconti di chi ancora la ricorda tramandano la storia di una donna semplice, ma, soprattutto, di una madre affettuosa che vive per i suoi tre figli: Giuseppe, Roberto e Rodolfo.
Adamo muore prematuramente nel 1937, un anno prima dell’emanazione delle leggi razziali e Costanza si ritrova da sola, con i suoi ragazzi, a far fronte alla tragedia della persecuzione e dell’occupazione tedesca.
Nel settembre del 1943 la famiglia Astrologo si nasconde: così, i ragazzi si rifugiano da persone non ebree, e Costanza è ospitata da un caro amico: l’imprenditore Augusto D’Arcangeli.
S’inizia un periodo di clandestinità, di paura e di separazione che Costanza non riesce a sopportare. La donna non resiste alla lontananza, e in una sera d’autunno esce di casa per andare dai suoi tre figli.
“I nazisti hanno avuto l’oro, di che cosa vi preoccupate?” chiede la madre a Giuseppe, Roberto e Rodolfo, “lontana da voi non posso vivere, torniamo a casa”.
“Mamma” risponde Roberto “se ne sei proprio sicura… lunedì torneremo. Ma ora vai da Augusto, è tardi”.
Costanza, rincuorata dalle promesse del figlio e cullatasi nell’illusione del ricongiungimento, si congeda e se ne va. Ma è tardi, è buio, la casa è lontana ed è anche venerdì sera; così, decide di trascorrere la notte dalla sorella Grazia e dal cognato Settimio, in Via Portico d’Ottavia.
Non sappiamo che cosa è successo quella sera, ma possiamo supporre che i tre abbiano cenato insieme, che le due donne abbiano conversato un po’ -magari della guerra, o del più e del meno come succede tra sorelle, o, forse, del sollievo di Costanza che bel presto avrebbe riabbracciato i suoi figli…
Invece, alle prime luci dell’alba, oltre cento tedeschi armati circondano il quartiere ebraico, irrompono nelle case ed impongono di uscire, di fare presto, di andar via… Nel ghetto tutto è movimento, urla, disperazione, violenza e al termine del gigantesco rastrellamento, 1022 ebrei romani sono catturati e deportati ad Auschwitz: tra loro, Costanza Spizzichino in Astrologo.
Poche ore dopo, in casa D’arcangeli, squilla il telefono: è Roberto che, venuto a sapere della razzia, vuole parlare con la madre.
“Stai tranquillo, è tutto a posto. Costanza sta bene, ma in questo momento è impegnata e non te la posso passare” mente Augusto per proteggere il ragazzo, per evitare che Roberto -saputa la verità- lasci il rifugio per cercare la sua mamma e si faccia arrestare...
Così, in qualche modo, D’arcangeli riesce a salvare almeno i ragazzi, e mentre Costanza è in viaggio su un vagone blindato verso il campo di sterminio di Auschwitz Birkenau, i suoi figli la credono al sicuro.
“Per il resto… la storia si conosce…” commenta oggi il nipote Aldo.

Costanza Spizzichino è uccisa all’arrivo ad Auschwitz.
Era il 23 ottobre del 1943 ed aveva da poco compiuto sessantun anni.

(A. Astrologo, E. Guida)