Municipio I
Via Catalana, 5 - Roma
12 gennaio 2011
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Angelo Citoni

Deportato il 16 ottobre 1943, da via Catalana n. 5, all’età di 70 anni. Padre di 5 figli (2 maschi e 3 femmine), era rimasto vedovo da molto tempo (la moglie morta a soli 40 anni).
Era in pensione e aveva lavorato come antiquario nel suo negozio di via Monte Brianzo.
Il 16 ottobre non aveva voluto lasciare la sua casa perché riteneva che, ormai vecchio e sofferente, sarebbe stato risparmiato dai tedeschi; era convinto che la deportazione fosse finalizzata solo al lavoro coatto.
Quella mattina con lui c’era uno dei figli che, fortunatamente, era riuscito ad allontanarsi dal portone senza farsi prendere, i suoi bambini si erano salvati nascondendosi sotto il letto della portiera del palazzo. Questa donna molto coraggiosa aveva tentato di salvare anche Angelo Citoni sostenendo che l’appartamento era vuoto. Invece quando i tedeschi hanno suonato alla porta e il Citoni ha aperto non c’è stata più possibilità di salvezza, mentre lei è stata minacciata ed ha rischiato la vita.
L’altro figlio aveva cercato di mettere in guardia tutta la famiglia sui rischi che correva la comunità romana dopo l’occupazione nazista, ma non era stato molto ascoltato: i più ritenevano che non ci fosse un reale pericolo. In ogni caso lui, che con la famiglia non abitava più a via Catalana, aveva trovato ospitalità presso l’ospedale Fatebenefratelli dell’isola Tiberina. Qui il frate Priore aveva organizzato, nella corsia del pianoterra, un luogo per proteggere ebrei e perseguitati. Un reparto dove nessuno poteva entrare perché - si diceva - era destinato ai malati contagiosi.
Le altre tre figlie di Angelo Citoni si sono salvate dalla deportazione trovando un rifugio sicuro fuori Roma.