Municipio I
Via Arenula, 41 - Roma
10 gennaio 2012

testo

Tutto ciò che scrivo è tratto dal diario di mia madre, Giuseppina Piperno Grego, scritto nel 1987 e che inizia con queste parole:
"Per la prima volta in vita mia mi sento libera! In fondo ho solamente 73 anni (li compirò domani) e penso sia una bella conquista rendersene conto."

Chi erano i miei nonni
" i miei genitori erano molto ligi al dovere, non ammettevano sgarri né ne facevano" .

Angelo Piperno
" così riservato, così buono e nello stesso tempo severo ed inflessibile nelle sue convinzioni! Uomini così oggi (scritto nel 1987) non esistono più, che credono nei principi della vita, quelli veri, nell'amore unico e nella semplicità portata quasi come una celata timidezza".

Giorgina Coen Piperno
" mia madre era una donna bellissima e noi tre sorelle avevamo preso molto da mio padre che era un bell'uomo bruno, alto, con i lineamenti marcati ed il suo naso aquilino ancor oggi si nota nelle nuove generazioni. Insomma nessuna ha preso la bellezza di mia madre.
"Quando penso ai miei genitori non posso fare a meno di vedere quell'alone di morte che si aggirava sulle loro teste ......"

16 ottobre 1943
La sera prima mia sorella Enrica era venuta a dirci che presto ci sarebbe stata una retata e che bisognava lasciare le nostre case! "a noi vecchi non faranno niente!" Dio acceca chi vuole perdere!
Alle cinque e mezza di notte sentiamo dei colpi dati con il calcio del fucile sul portone e subito dopo Pietro (il portiere) che si affrettava ad aprire "vengo, vengo".
Con molto rumore di scarponi e di voci prepotenti abbiamo sentito entrare la truppa! Agghiacciante rumore! Poi grida di donne e pianti di bambini! Che stava succedendo? Ci precipitiamo in camera di babbo e mamma che, ignari, dormivano l'ultimo sonno tranquillo della loro vita! "scappiamo, ci sono i tedeschi!" dove andiamo? Avevamo studiato un piano (ridicolo) per salvare Ernesto, mio marito , ma in quel momento di panico ci sembrò inefficace. "Io torno a letto". Aspetta, telefono ai signori del piano di sopra (ariani)! Ho fatto subito il numero e mi rispondono immediatamente: "i   tedeschi sono già venuti qui e sono riscesi" "siamo salvi, corriamo su!" "noi non veniamo"- dicono babbo e mamma - "andate voi, a noi non faranno niente!" Parole che risuoneranno nelle mie orecchie finché avrò vita! Se solo avessi insistito! Mia madre mi aiuta a mettermi la vestaglia "andate, andate" e per l'ultima volta vedo i loro visi che, contenti di pensarci in salvo, ci sorridevano sulla porta! Per scusarmi posso solo dire che con loro ho lasciato anche Giovanni, mio figlio (e cioè mio fratello!) , che dormiva profondamente e non aveva sentito nulla!
Di corsa siamo saliti dai signori Spannocchi che ci accolgono con affetto intanto che l'ascensore saliva di nuovo!( "Ma io non ho fatto nulla") mi sembrò di udire la voce di mio padre! Ma non volevo capire, non volevo vedere!
Davanti alla casa erano fermi due grandi camion neri, coperti da tendoni. Affacciandomi vedo uno stivaletto di un uomo che saliva (Dio mio mi sembra il piede di babbo!). In quel momento vedo salire mia madre, che si teneva la gonna, troppo stretta, a testa alta, come una regina! In quel gesto l'ho sempre accumunata a Maria Antonietta e penso che l'angoscia dell'una non fosse superiore a quella dell'altra!
"Voglio andare anche io! Lasciatemi andare! Non posso lasciarli soli". Mi hanno retta in tre in questa mia crisi di disperazione fino a che i camion di questi nostri acerrimi nemici (ricordatelo ragazzi!) non si furono mossi da sotto alla finestra di Via Arenula 41.
Finito il primo sbigottimento il nostro pensiero "e Giovanni?""Forse babbo lo aveva in braccio?" in vestaglia, come due pazzi prendiamo la chiave di una porta di casa Spannocchi e come per miracolo, la porta di casa nostra si apre, come su un baratro buio e silenzioso! Io che sono un'istintiva mi precipito in camera di Giovanni mentre Ernesto si accascia su una poltrona in ingresso. Tutto silenzio, tutto buio ma un movimento sotto le coperte "mamma!". Mai quel suono mi è sembrato più dolce, mai la voce di mio figlio ha risvegliato in me tanto amore, riconoscenza e gioia! Credo che lui non abbia capito perché sua madre fosse improvvisamente impazzita e lo baciasse con tanto ... entusiasmo!
Prendiamo in fretta qualche indumento "Dobbiamo cercare di liberarli" e ci avviamo verso l'ignoto ...
Lunga vicissitudine siamo arrivati fino ad un generale tedesco che aveva un'amante italiana alla quale avevano rubato tutti i gioielli: "Ve li ricompriamo noi! Ma liberate i nostri genitori, fateli uscire!" promesse mai mantenute; dalla circolare (tram) si vedeva in lontananza la Scuola Militare a via della Lungara, dove erano stati portati e la gente si accalcava ai finestrini "Lì stanno gli ebrei. Povera gente!" Il cuore romano, di quelli veri, era tutto con noi ed infatti tutte (tutte?) le porte si sono aperte e quelli che si erano salvati sono stati aiutati in tutti i modi.
La prima dolorosa notte è passata insonne nel pensiero del domani ...

Il racconto di mia madre prosegue raccontando le sue "avventure" e "sventure" personali, ma non parla più dei nonni, se non marginalmente.
Ho pensato di inviare questo scritto ai miei fratelli e cugini e ...

I ricordi e le considerazioni delle persone della mia famiglia che hanno vissuto di "rimbalzo" il tragico evento del 16 ottobre 1943

Stefano: Il 16 ottobre 1943 sarà con me per tutta la vita
Un giorno, alcuni anni fa, ho fatto una visita approfondita dall'oculista. Tra le altre cose mi ha fotografato il fondo dell'occhio. Dopo aver sviluppato le foto e averle analizzate mi guarda con aria interrogativa.
Preoccupato, gli chiedo:
"Qualcosa non va?"
Lui continuando a guardarmi mi chiede:
"Sa se sua madre quando era incinta di lei ha avuto un trauma o un grosso dispiacere tra il 4°-5° mese?"
Facendo due conti era ottobre 1943!
"Perché?" chiedo con curiosità mista ad ansia.
"La membrana del suo occhio sinistro non si è completamente riassorbita, cosa che avviene appunto tra il 4° e il 5°   mese di gravidanza. Ciò che è avvenuto in quel periodo è scritto nel suo occhio!".
Confesso che ho pianto!
Il dolore che ha angosciato e afflitto mamma per tutta la sua vita è rimasto con me per tanti anni,   nascosto, silenzioso, segreto, profondo, inconfessato, e da quel giorno dall'oculista ho sempre considerato un gesto d'amore di mamma aver voluto scrivere nel mio corpo quanto lei   ha sofferto quel giorno.
Un dono che porterò con me tutta la vita!

Adriana
Le parole di Zia Pina ,ancora a distanza di decenni sono sempre fonte di grande angoscia e  mi ricordano parole e tristezze molto simili di mamma mia.

Laura
Io essendo la nipote più grande dovrei partecipare di più e ricordare o raccontare le mie memorie ma purtroppo anche dopo tanti anni ed una vita serena e soddisfacente, quel periodo delle persecuzioni ,la guerra ,il 16 ottobre sono dei ricordi smarriti..chiusi in qualche posto separati da me e irraggiungibili ...
Mi sono chiesta molte volte come sia possibile che io mi ricordi della nonna solo alcune cose di prima della guerra e niente di tutti gli anni dal 1939 -1943 quando so che sono stata con i nonni spesso e a lungo nei periodi quando mia madre era malata ed io praticamente vivevo a casa loro...come mai io ho sempre sentito la mancanza di queste due persone e poi non riesco a ricordare...... Per me e` stato un trauma e mi sono sempre resa conto che per continuare la mia vita come una persona "normale" dovevo "cancellare" il più possibile tutti quei anni.

Massimo (masimasi per tua madre!!)
Grazie di averci rappresentato nel ricordo di affetti che abbiamo crudelmente perduto. Noi a quell'epoca stavamo a Genova (io avevo 5 anni) e non vivemmo direttamente la tragedia. Mi ricordo l'angoscia di mia madre negli anni a venire. Purtroppo il demone del razzismo è tuttora presente ed il ricordo è importante per quelli che tendono a dimenticare e a negare.

Claudio
Non mi capita spesso. Sono profondamente commosso.

Giorgio
Mamma mia non ce ha mai parlato con quei particolari detti da zia Pina anche perché non eravamo a Roma in quei giorni ma ancora in Liguria a Rigoroso sfollati.

Miriam:   Uno dei miei ricordi:
Avrò avuto quattro o cinque anni. Ho ancora oggi davanti agli occhi quel momento. Eravamo nella nostra casa di montagna ed un giorno   bussarono alla porta. Mia madre, illuminata da un sorriso, esclamò: "Speriamo che siano i nonni!". Erano passati almeno unici o dodici   anni dal quel fatidico 16 ottobre, ma la speranza di rivedere i sui genitori non si era affievolita. Solo verso gli anni '90, un giorno mi ha detto: "da ora posso essere più serena perché, in ogni caso, sarebbero morti di vecchiaia".
Tutta la sua vita, la vita di mio padre, la mia e quella dei miei fratelli, Giovanni, Stefano e Claudio,   è stata accompagnata e segnata dal ricordo di quel periodo storico nefasto e da quelle ideologie che purtroppo ancora oggi non si sono estinte.

Ho riportato le risposte dei miei cari, così come le ho ricevute e ... non c'è nulla di più da aggiungere.

Colgo l'occasione per ringraziare i fautori di questa iniziativa che, oltre a cercare di non far dimenticare, sono riusciti, nel nostro caso, a ricompattare una grande famiglia che per quotidianità o per lontananza, si era un po'   allontanata dalle sue origini.

Miriam Grego

Roma, 18 gennaio 2013