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Tutto ciò che scrivo è tratto
dal diario di mia madre, Giuseppina Piperno Grego, scritto
nel 1987 e che inizia con queste parole:
"Per la prima volta in vita mia mi sento libera! In
fondo ho solamente 73 anni (li compirò domani)
e penso sia una bella conquista rendersene conto."
Chi erano i miei nonni
" i miei genitori erano molto ligi al dovere, non ammettevano
sgarri né ne facevano" .
Angelo Piperno
" così riservato, così buono e nello stesso
tempo severo ed inflessibile nelle sue convinzioni! Uomini
così oggi (scritto nel 1987) non esistono più,
che credono nei principi della vita, quelli veri, nell'amore
unico e nella semplicità portata quasi come una
celata timidezza".
Giorgina Coen Piperno
" mia
madre era una donna bellissima e noi tre sorelle avevamo
preso molto da mio padre che era un bell'uomo bruno, alto,
con i lineamenti marcati ed il suo naso aquilino ancor
oggi si nota nelle nuove generazioni. Insomma nessuna ha
preso la bellezza di mia madre.
"Quando penso ai miei
genitori non posso fare a meno di vedere quell'alone di morte
che si aggirava sulle loro teste ......"
16 ottobre 1943
La sera
prima mia sorella Enrica era venuta a dirci che presto
ci sarebbe stata una retata e che bisognava lasciare le
nostre case! "a noi vecchi non faranno niente!" Dio
acceca chi vuole perdere!
Alle cinque e mezza di notte
sentiamo dei colpi dati con il calcio del fucile sul portone
e subito dopo Pietro (il portiere) che si affrettava ad
aprire "vengo, vengo".
Con molto rumore di scarponi
e di voci prepotenti abbiamo sentito entrare la truppa!
Agghiacciante rumore! Poi grida di donne e pianti di
bambini! Che stava succedendo? Ci precipitiamo in camera
di babbo e mamma che, ignari, dormivano l'ultimo sonno
tranquillo della loro vita! "scappiamo,
ci sono i tedeschi!" dove andiamo? Avevamo studiato un
piano (ridicolo) per salvare Ernesto, mio marito , ma in
quel momento di panico ci sembrò inefficace. "Io
torno a letto". Aspetta, telefono ai signori del piano
di sopra (ariani)! Ho fatto subito il numero e mi rispondono
immediatamente: "i tedeschi sono già venuti
qui e sono riscesi" "siamo salvi, corriamo su!" "noi non
veniamo"- dicono babbo e mamma - "andate voi, a noi non
faranno niente!" Parole che risuoneranno nelle mie orecchie
finché avrò vita! Se solo avessi insistito!
Mia madre mi aiuta a mettermi la vestaglia "andate, andate" e
per l'ultima volta vedo i loro visi che, contenti di pensarci
in salvo, ci sorridevano sulla porta! Per scusarmi posso
solo dire che con loro ho lasciato anche Giovanni, mio
figlio (e cioè mio fratello!) , che dormiva
profondamente e non aveva sentito nulla!
Di corsa siamo
saliti dai signori Spannocchi che ci accolgono con affetto
intanto che l'ascensore saliva di nuovo!( "Ma io non ho fatto nulla") mi sembrò di
udire la voce di mio padre! Ma non volevo capire, non volevo
vedere!
Davanti alla casa erano fermi due grandi camion neri,
coperti da tendoni. Affacciandomi vedo uno stivaletto di
un uomo che saliva (Dio mio mi sembra il piede di babbo!).
In quel momento vedo salire mia madre, che si teneva la
gonna, troppo stretta, a testa alta, come una regina! In
quel gesto l'ho sempre accumunata a Maria Antonietta e
penso che l'angoscia dell'una non fosse superiore a quella
dell'altra!
"Voglio andare
anche io! Lasciatemi andare! Non posso lasciarli soli".
Mi hanno retta in tre in questa mia crisi di disperazione
fino a che i camion di questi nostri acerrimi nemici (ricordatelo
ragazzi!) non si furono mossi da sotto alla finestra di
Via Arenula 41.
Finito il primo sbigottimento
il nostro pensiero "e
Giovanni?""Forse babbo lo aveva in braccio?" in vestaglia,
come due pazzi prendiamo la chiave di una porta di casa
Spannocchi e come per miracolo, la porta di casa nostra
si apre, come su un baratro buio e silenzioso! Io che sono
un'istintiva mi precipito in camera di Giovanni mentre
Ernesto si accascia su una poltrona in ingresso. Tutto
silenzio, tutto buio ma un movimento sotto le coperte "mamma!".
Mai quel suono mi è sembrato più dolce, mai
la voce di mio figlio ha risvegliato in me tanto amore,
riconoscenza e gioia! Credo che lui non abbia capito perché sua
madre fosse improvvisamente impazzita e lo baciasse con
tanto ... entusiasmo!
Prendiamo in fretta qualche indumento "Dobbiamo cercare
di liberarli" e ci avviamo verso l'ignoto ...
Lunga vicissitudine siamo arrivati fino ad un
generale tedesco che aveva un'amante italiana alla quale
avevano rubato tutti i gioielli: "Ve li ricompriamo noi!
Ma liberate i nostri genitori, fateli uscire!" promesse
mai mantenute; dalla circolare (tram) si vedeva in lontananza
la Scuola Militare a via della Lungara, dove erano stati
portati e la gente si accalcava ai finestrini "Lì stanno
gli ebrei. Povera gente!" Il cuore romano, di quelli veri,
era tutto con noi ed infatti tutte (tutte?) le porte si
sono aperte e quelli che si erano salvati sono stati aiutati
in tutti i modi.
La prima dolorosa notte è passata
insonne nel pensiero del domani ...
Il racconto di mia madre prosegue
raccontando le sue "avventure" e "sventure" personali,
ma non parla più dei nonni, se non marginalmente.
Ho
pensato di inviare questo scritto ai miei fratelli e cugini
e ...
I ricordi e le considerazioni delle
persone della mia famiglia che hanno vissuto di "rimbalzo" il
tragico evento del 16 ottobre 1943
Stefano: Il 16 ottobre 1943
sarà con me per
tutta la vita
Un giorno, alcuni anni fa, ho fatto una visita approfondita
dall'oculista. Tra le altre cose mi ha fotografato il fondo
dell'occhio. Dopo aver sviluppato le foto e averle analizzate
mi guarda con aria interrogativa.
Preoccupato, gli chiedo:
"Qualcosa non va?" Lui continuando a guardarmi mi chiede:
"Sa se sua madre quando era incinta di lei ha avuto un trauma
o un grosso dispiacere tra il 4°-5° mese?" Facendo
due conti era ottobre 1943!
"Perché?" chiedo con curiosità mista
ad ansia.
"La membrana del suo occhio sinistro non si è completamente
riassorbita, cosa che avviene appunto tra il 4° e il
5° mese di gravidanza. Ciò che è avvenuto
in quel periodo è scritto nel suo occhio!".
Confesso
che ho pianto!
Il dolore che ha angosciato e afflitto
mamma per tutta la sua vita è rimasto con me per tanti anni, nascosto,
silenzioso, segreto, profondo, inconfessato, e da quel giorno
dall'oculista ho sempre considerato un gesto d'amore di mamma
aver voluto scrivere nel mio corpo quanto lei ha sofferto
quel giorno.
Un dono che porterò con me
tutta la vita!
Adriana
Le
parole di Zia Pina ,ancora a distanza di decenni sono sempre
fonte di grande angoscia e mi
ricordano parole e tristezze molto simili di mamma mia.
Laura
Io
essendo la nipote più grande dovrei partecipare
di più e ricordare o raccontare le mie memorie ma
purtroppo anche dopo tanti anni ed una vita serena e soddisfacente,
quel periodo delle persecuzioni ,la guerra ,il 16 ottobre
sono dei ricordi smarriti..chiusi in qualche posto separati
da me e irraggiungibili ...
Mi sono chiesta molte volte
come sia possibile che io mi ricordi della nonna solo alcune
cose di prima della guerra e niente di tutti gli anni dal
1939 -1943 quando so che sono stata con i nonni spesso e
a lungo nei periodi quando mia madre era malata ed io praticamente
vivevo a casa loro...come mai io ho sempre sentito la mancanza
di queste due persone e poi non riesco a ricordare......
Per
me e` stato un trauma e mi sono sempre resa conto
che per continuare la mia vita come una persona "normale" dovevo "cancellare" il
più possibile tutti quei anni.
Massimo (masimasi per tua madre!!)
Grazie
di averci rappresentato nel ricordo di affetti che abbiamo
crudelmente perduto. Noi a quell'epoca stavamo a Genova (io
avevo 5 anni) e non vivemmo direttamente la tragedia. Mi
ricordo l'angoscia di mia madre negli anni a venire. Purtroppo
il demone del razzismo è tuttora presente ed il ricordo è importante
per quelli che tendono a dimenticare e a negare.
Claudio
Non mi capita spesso. Sono profondamente commosso.
Giorgio
Mamma
mia non ce ha mai parlato con quei particolari detti da zia
Pina anche perché non
eravamo a Roma in quei giorni ma ancora in Liguria a Rigoroso
sfollati. Miriam: Uno dei miei
ricordi:
Avrò avuto quattro o cinque anni. Ho ancora oggi
davanti agli occhi quel momento. Eravamo nella nostra casa
di montagna ed un giorno bussarono alla porta. Mia
madre, illuminata da un sorriso, esclamò: "Speriamo
che siano i nonni!". Erano passati almeno unici o dodici anni
dal quel fatidico 16 ottobre, ma la speranza di rivedere
i sui genitori non si era affievolita. Solo verso gli anni '90,
un giorno mi ha detto: "da ora posso essere più serena
perché, in ogni caso, sarebbero morti di vecchiaia".
Tutta
la sua vita, la vita di mio padre, la mia e quella dei miei
fratelli, Giovanni, Stefano e Claudio, è stata
accompagnata e segnata dal ricordo di quel periodo storico
nefasto e da quelle ideologie che purtroppo ancora oggi non
si sono estinte.
Ho riportato le risposte dei miei
cari, così come
le ho ricevute e ... non c'è nulla di più da
aggiungere.
Colgo l'occasione per ringraziare
i fautori di questa iniziativa che, oltre a cercare di
non far dimenticare, sono riusciti, nel nostro caso, a
ricompattare una grande famiglia che per quotidianità o per lontananza, si era un po' allontanata
dalle sue origini.
Miriam Grego
Roma, 18 gennaio 2013
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