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La famiglia Sonnino: un ricordo
dei nipoti
Samuele Lello Sonnino, nato a Roma
il 13.07.1908 da Amelia Piperno e Marco Moshé Sonnino.
Professione: ristoratore nella trattoria dei genitori.
Fidanzato con Lina Anticoli e con la stessa coniugato a
Roma il 18.09.1932. Dal matrimonio nascono 2 figlie: Amelia
(30.07.1933) ed Elisa (Lisa, 04.05.1940).
Dopo il matrimonio
gestisce con la moglie un negozio di calzature fatto
chiudere in seguito alle leggi razziali.
Nel 1940 viene
inviato al confino ad Accettura (prov. Matera - Basilicata)
dove resta pochi mesi (forse 6) e poi trasferito in Abruzzo,
a Montereale (L'Aquila) dove resta fino all'estate del
1942.
Dopo l'8 settembre 1943, con l'occupazione tedesca
di Roma, intuisce immediatamente la situazione di pericolo
venutasi a creare per gli ebrei e decide di lasciare
l'alloggio di Via Catalana 3 per cercare riparo altrove
con la famiglia.
In seguito all'episodio della raccolta
di 50 kg d'oro chiesta da Kappler alla Comunità ebraica di Roma in cambio
dell'incolumità, tutto il nucleo famigliare trova
sistemazione "clandestina" presso amici e conoscenti
non ebrei.
Il venerdì sera del 15.10.1943 decide di andare a
casa dei genitori Marco e Amelia in via Arenula 41 per assistere
il padre gravemente ammalato, sostituendo - per un fatale
scherzo del destino - una delle sorelle, malata, che era
destinata a "coprire" quel turno. Ciò provocò la
sua cattura, insieme agli "anziani" genitori (60
anni Amelia e 70 Marco) all'alba del 16.10.1943 quando le
SS iniziarono e compirono la razzia degli ebrei romani.
Come è noto gli oltre 2 mila "arrestati" -
uomini, donne, bambini, sani, ammalati - rimasero rinchiusi
nel Collegio Militare di Via della Lungara fino al mattino
del 18.10.1943, quando su camion chiusi furono trasferiti
alla Stazione Tiburtina. Da qui, su un binario celato alla
vista degli altri, partirono in circa 50 convogli merci,
chiusi dall'esterno per destinazione ignota.
Il viaggio, lungo
e penoso anche a causa della promiscuità,
della mancanza di cibo e bevande e delle pochissime soste,
durò fino alla notte del 22.10.1943, quando infine
arrivò a destinazione: al campo di sterminio di
Auschwitz-Birkenau (Auschwitz 2).
I prigionieri furono fatti
scendere solo al mattino del 23.10.1943 e l'80% di loro
(compresi anche Amelia Piperno e Marco Moshè Sonnino) trovò subito la morte
nelle camere a gas. Samuele Lello Sonnino, invece, dopo un
periodo di quarantena insieme a pochi altri giovani maschi,
reintrò in un piccolo gruppo di prigionieri che fu
smistato verso due destinazioni. La prima erano i lavori
forzati in una miniera nei dintorni di Birkenau, la seconda
lo sgombero delle macerie e il recupero dei materiali di
risulta del Ghetto di Varsavia, insorto, come noto, nella
primavera del 1943. Samuele Lello Sonnino faceva parte di
questo secondo gruppo, a quanto si è potuto appurare
da fonte attendibile, e a Varsavia trovò la morte
per stenti e malattia nel febbraio del 1944.
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