Municipio I
Via Arenula, 41 - Roma
14 gennaio 2013

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La famiglia Sonnino: un ricordo dei nipoti  

Samuele Lello Sonnino, nato a Roma il 13.07.1908 da Amelia Piperno e Marco Moshé Sonnino. Professione: ristoratore nella trattoria dei genitori. Fidanzato con Lina Anticoli e con la stessa coniugato a Roma il 18.09.1932. Dal matrimonio nascono 2 figlie: Amelia (30.07.1933) ed Elisa (Lisa, 04.05.1940).
Dopo il matrimonio gestisce con la moglie un negozio di calzature fatto chiudere in seguito alle leggi razziali.
Nel 1940 viene inviato al confino ad Accettura (prov. Matera - Basilicata) dove resta pochi mesi (forse 6) e poi trasferito in Abruzzo, a Montereale (L'Aquila) dove resta fino all'estate del 1942.
Dopo l'8 settembre 1943, con l'occupazione tedesca di Roma, intuisce immediatamente la situazione di pericolo venutasi a creare per gli ebrei e decide di lasciare l'alloggio di Via Catalana 3 per cercare riparo altrove con la famiglia.
In seguito all'episodio della raccolta di 50 kg d'oro chiesta da Kappler alla Comunità ebraica di Roma in cambio dell'incolumità, tutto il nucleo famigliare trova sistemazione "clandestina" presso amici e conoscenti non ebrei.
Il venerdì sera del 15.10.1943 decide di andare a casa dei genitori Marco e Amelia in via Arenula 41 per assistere il padre gravemente ammalato, sostituendo - per un fatale scherzo del destino - una delle sorelle, malata, che era destinata a "coprire" quel turno. Ciò provocò la sua cattura, insieme agli "anziani" genitori (60 anni Amelia e 70 Marco) all'alba del 16.10.1943 quando le SS iniziarono e compirono la razzia degli ebrei romani.
Come è noto gli oltre 2 mila "arrestati" - uomini, donne, bambini, sani, ammalati - rimasero rinchiusi nel Collegio Militare di Via della Lungara fino al mattino del 18.10.1943, quando su camion chiusi furono trasferiti alla Stazione Tiburtina. Da qui, su un binario celato alla vista degli altri, partirono in circa 50 convogli merci, chiusi dall'esterno per destinazione ignota.
Il viaggio, lungo e penoso anche a causa della promiscuità, della mancanza di cibo e bevande e delle pochissime soste, durò fino alla notte del 22.10.1943, quando infine arrivò a destinazione: al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau (Auschwitz 2).
I prigionieri furono fatti scendere solo al mattino del 23.10.1943 e l'80% di loro (compresi anche Amelia Piperno e Marco Moshè Sonnino) trovò subito la morte nelle camere a gas. Samuele Lello Sonnino, invece, dopo un periodo di quarantena insieme a pochi altri giovani maschi, reintrò in un piccolo gruppo di prigionieri che fu smistato verso due destinazioni. La prima erano i lavori forzati in una miniera nei dintorni di Birkenau, la seconda lo sgombero delle macerie e il recupero dei materiali di risulta del Ghetto di Varsavia, insorto, come noto, nella primavera del 1943. Samuele Lello Sonnino faceva parte di questo secondo gruppo, a quanto si è potuto appurare da fonte attendibile, e a Varsavia trovò la morte per stenti e malattia nel febbraio del 1944.