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In memoria di Vito Ascoli, Adriana Terracina e Ida
Trevi.
L'Italia ha firmato l'armistizio.
I nazisti hanno invaso Roma. La popolazione ebraica è in
allarme.
Mio padre, Giuseppe Ascoli, un uomo
preveggente e di grande intelligenza, decide di nasconderci
tutti. Così, Berta,
Paolo, Nino, Arrigo ed io prendiamo un treno diretto a Carsoli
(Sabina); da lì, una corriera che ci porta a Collalto
Sabino. Con noi anche mamma, Clara Ascoli, e papà.
I
contadini di Collalto sono vecchi amici: alcune loro figlie
hanno lavorato come cameriere e bambinaie nelle nostre case.
Tra noi, un rapporto affettuoso e familiare, tanto che andavamo
spesso in villeggiatura d'estate proprio in quel bel paese
a mille metri.
Eravamo tranquilli per la
nonna (Ida Trevi Ascoli), per il papà e per la mamma
(Vito Ascoli e Adriana Terracina Ascoli) di nostro cugino
Arrigo, venuto con noi.
I contadini ci nascondono, ci salvano.
Eravamo tranquilli
per la nonna e gli zii rimasti a Roma perché zio Vito (nato cieco, persona di grande intelligenza
e capacità nel suo lavoro di fisioterapista) era stato
ospitato da amici medici in ospedale. Zia Adriana si era
rifugiata in casa della sua unica sorella sposata con un
cattolico, con una grande famiglia. Nonna Ida (82 anni) era
nascosta presso una vicina di casa.
Veniamo a sapere da un
cugino di papà che ci
raggiunge a Collalto che i nostri cari rimasti nascosti a
Roma non sopportano più la separazione e la vita clandestina,
quindi si sono riuniti nella casa in Viale XXI Aprile, giusto
tre giorni prima della retata del 16 ottobre.
Poi, l'orrore.
(Vito
Ascoli)
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